L'Hiv non è immortale. Le cellule staminali potrebbero essere le nuove armi per sconfiggerla. Per la seconda volta, dopo il caso di Berlino del 2012, un sieropositivo, curato a Londra con un trapianto di staminali, è guarito. O meglio, la sua malattia è in recesso dopo la conclusione del trattamento: il virus è sparito dal suo corpo ormai da un anno e mezzo.
La ricerca, condotta da ricercatori dell'Imperial College londinese, in collaborazione con colleghi delle Università di Cambridge e Oxford, è stato presentato alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, a Seattle e pubblicata sulla rivista Nature.
La storia del «miracolato» parte da lontano. È un uomo che non ha voluto svelare la sua identità, sieropositivo dal 2003 a cui è stato diagnosticato nel 2012 anche un linfoma di Hodgkin, un tumore che colpisce il sistema linfatico. Da allora il paziente è stato trattato con antiretrovirali e chemioterapia. Nel 2016, per debellare il tumore, l'uomo ha ricevuto anche un trapianto di cellule staminali del midollo osseo dette «ematopoietiche» da un donatore con due copie della variante genetica CCR5 32 capaci di resistere al virus Hiv-1 che dunque non si infettano.
Il trapianto ha avuto così duplice effetto positivo: contro il tumore e contro l'Hiv.
Da qui la similitudine con Timothy Ray Brown, il paziente di Berlino guarito nel 2007. Anche in questo caso l'uomo, sieropositivo si era ammalato di leucemia e aveva ricevuto il trapianto di cellule staminali da un donatore con la mutazione CCR5 32. Ma ci sono stati progressi tra il primo caso e il secondo: Brown ha ricevuto due trapianti e cure antitumorali «pesanti» (radioterapia in tutto il corpo), mentre al paziente inglese sono bastati un solo trapianto e un trattamento con chemioterapia meno intensivo.
Una sequenza di eventi che rallegra il genetista Edoardo Boncinelli. «Una notizia inattesa e dunque ancora più bella. Che le cellule staminali potessero rimpiazzare il corpo danneggiato ormai è assodato ma che rimpiazzasse le cellule infettate apre un nuovo orizzonte. Ora c'è una strategia in più per la lotta contro l'Hiv e le prospettive sembrerebbero buone». Boncinelli sottolinea il trend di crescita in questa terapia. «Quando una tecnica è riproducibile la possiamo considerare scientifica e dà speranza. Inoltre, nel secondo paziente sono state usate tecniche e materiali diversi, dunque, è più di una replica ampliata rafforzata».
Anche Ravindra Gupta, virologo dell'University College a capo del lavoro ammette: «Avere raggiunto di nuovo la remissione del virus dimostra che il caso del paziente di Berlino non è un'anomalia: nei due soggetti è stato usato lo stesso approccio, che si conferma efficace per l'eliminazione dell'Hiv». Quasi un milione di persone nel mondo muore ogni anno per cause correlate all'Hiv, tanti altri tengono sotto controllo il virus grazie alle terapie anti-retrovirali che però non sono in grado di eliminare il virus.
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