Altro che Afrodite, è come sempre la dea Nemesi a donarci le soddisfazioni migliori. Vedere i grillini accapigliarsi per le «poltrone» delle commissioni parlamentari non ha prezzo.
È vero che il tradimento dei sacri ideali originari non fa più notizia, ma il piacere di chi vi assiste col dovuto distacco è oggi lo stesso degli esordi. Li abbiamo visti stringere alleanze strategiche col «Pd meno elle», difendere l'indifendibile Azzolina perché «uno vale uno», mettere in discussione la «regola imperativa» dei «due mandati e poi a casa», trasgredire in massa le marmoree norme sulla restituzione di parte dello stipendio, contendere a Conte l'amicizia di Draghi e dei «poteri forti» europei e vaticani, salvare banche private con denaro pubblico, ribellarsi allo strapotere della Casaleggio Associati, darsi la più classica delle strutture di partito sia pure con nomi diversi, attribuire a vecchi compagni di scuola incarichi pubblici ben retribuiti, assumere decisioni strategiche incuranti dell'opinione degli iscritti alla piattaforma Rousseau, contestare la vecchia piattaforma Rousseau come fosse un nuovo Leviatano, dividersi in correnti come dei diccì qualsiasi, sostenere il Sì al referendum sul numero dei parlamentari con argomenti esattamente opposti a quelli con cui sostennero il No al referendum di Renzi... Tutto prevedibile, tutto previsto.
Ma è la fine del mito della trasparenza assoluta a riservare a noi anime semplici le soddisfazioni più intense. Passi per la caduta in disgrazia delle arci identitarie dirette streaming delle assise di partito (che sarebbe opera imbarazzate), passi per la mancata pubblicizzazione dei segreti della Repubblica a partire dalla strage di Bologna (che sarebbe opera pericolosa), ma è mai possibile che un governo a trazione grillina si opponga alla richiesta della Fondazione Einaudi di rendere pubblici i verbali delle riunioni del comitato tecnico scientifico in cui si è deciso di privare i cittadini (i «cittadini»!) di diritti e libertà di rango costituzionale?
È successo anche questo. E, nonostante il Tar del Lazio abbia dato ragione agli avvocati della Fondazione Einaudi, continua a succedere. Continua a succedere senza che un solo capetto grillino, un solo animo puro pentastellato avverta il dovere di far sentire la propria voce spinto, se non da una solida convinzione, almeno dal rimorso di un principio passato.
Dal potere ai cittadini, allo stato d'eccezione permanente; dalla trasparenza assoluta, al segreto di Stato... Altro che Afrodite, è la dea Nemesi a donarci le soddisfazioni migliori e a rendere il giusto servizio alla Verità con la maiuscola.
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