Le piazze gremite di tifosi sono state un colpo al cuore per chi, da settimane, sta cercando di tenere sotto controllo la curva dei contagi. Proprio ora che i casi positivi diminuiscono e i decessi sono finalmente arrivati a meno di 2mila alla settimana (quando un mese fa erano oltre 700 al giorno), si rischia di mandare all'aria tutto. Ancora una volta. Il timore è che il «liberi tutti» si traduca in una nuova impennata di malati.
Ma, anche se l'indice di contagio Rt è in rialzo, abbiamo vari elementi per sperare che non si replichi il disastro già visto. A questo giro le categorie più fragili, over 80 per primi, sono protette dal vaccino e la maggior parte degli anziani che hanno ricevuto la prima dose, stanno per avere anche la seconda somministrazione. Tuttavia c'è un nuovo elemento che caratterizza quest'ultimo «rompete le righe» del governo: la pandemia si sta concentrando fra i più giovani. Sono loro quelli meno protetti dal virus, quelli senza vaccinazione ancora per qualche mese, quelli che stanno in giro di più e quelli che (finalmente) sono pure tornati a scuola. Ma sono giovani e quindi si presume che un aumento dei contagi non si rifletta più così drasticamente sui decessi. La fondazione Gimbe addita la risalita dell'Rt (comunque sotto l'indice 1) al ritorno dei bambini tra i banchi dopo Pasqua. Insomma, quanto e quando pagheremo l'effetto di assembramenti, feste, trasporti pubblici pieni, ritrovi fuori da scuola e tutto ciò che la zona gialla porta con sè?
«Adesso vedremo cosa succederà verso la metà di maggio, quando si valuteranno gli effetti di un'Italia tornata quasi completamente gialla - considera il presidente Nino Cartabellotta - L'ultimo report dell'Iss rileva una lievissima risalita prevalentemente a carico di 7 Regioni. Difficile dire adesso se questo possa essere motivo di preoccupazione, sicuramente sappiamo che l'indice Rt è il primo indicatore a crescere in caso di risalita dei casi. Adesso si intrecciano due forze, in una sorta di tiro alla fune: da una parte ci sono le ormai poche misure restrittive, i comportamenti delle persone e la campagna vaccinale, dall'altra ci sono i contatti sociali. Tra le due forze bisogna vedere quale prevarrà. Va detto che ci sono ancora le zone a colori, quindi l'idea delle riaperture irreversibili vale se non ci sarà una ripresa dell'epidemia».
L'appello dell'Istituto superiore di sanità è quello di non abbassare la guardia proprio ora. Ne è convinto il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro: «C'è una decrescita lenta della curva - dice snocciolando tutti i dati - l'Rt è a 0,85, sotto l'1 in quasi tutte le regioni - L'età mediana dei contagiati è in diminuzione, 42 anni rispetto ai 43 della settimana precedente, così anche l'età mediana dei ricoveri, 66 rispetto a 67. I ricoveri nelle aree mediche sono scesi; la saturazione è al 32%, sotto la soglia critica del 40%, mentre per le terapie intensive tocchiamo la soglia del 30%».
Per tenere sotto controllo i contagi, è fondamentale monitorare la diffusione delle nuove varianti per giocare d'anticipo sui focolai e stopparli sul nascere. A questo scopo è cominciata la collaborazione tra l'Istituto Mario Negri e l'Asst Bergamo Est. Saranno attivati progetti di ricerca sulla genotipizzazione del Covid, così come previsto dal progetto sulla rete di «tamponi intelligenti» prevista dal ministero della Salute ma realizzata, per ora, solo in parte.
Ovviamente l'incertezza e le piazze affollate dello scorso fine settimana aprono la polemica tra i virologi. Andrea Crisanti parla già di quarta ondata, Matteo Bassetti (Genova) invece non ne è così sicuro. O almeno, pensa che se mai arriverà, sarà più avant, non ora. Lo scopriremo tra una decina di giorni.
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