Trasporto pubblico e nodo licenze: i punti centrali della vertenza

I rappresentanti delle auto bianche: "Finalmente un esecutivo che ci riceve"

Trasporto pubblico e nodo licenze: i punti centrali della vertenza
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Matteo Salvini ha individuato un altro nodo da sciogliere in breve tempo: quello relativo al numero dei taxi presenti nelle città italiane. Il che può avere un'ovvia ricaduta sul numero delle licenze attuali e future. Il fronte è stato aperto in prossimità dello sciopero dei treni e del personale di volo che ha rischiato di mettere in ginocchio l'Italia. Del resto, quando gli altri mezzi si fermano, i tassisti lavorano almeno il doppio del consueto e non possono che farlo, tenendo conto di ulteriori difficoltà. I rappresentati dei taxi e degli Ncc arriveranno al Mit il 19 e il 20 luglio, come da convocazione ufficiale. «La settimana prossima ci sarà un tavolo con taxi e Ncc (che hanno scritto all'esecutivo, con una proposta concreta, tre settimane fa ndr) perché non si può aspettare per ore e ore» un servizio, aveva dichiarato due giorni fa il vicepremier. E così infatti sarà.

La novità è stata recepita con soddisfazione dai lavoratori del settore. «Finalmente un ministro, addirittura vice primo ministro, che incontra i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, invece che le multinazionali», ha esordito Claudio Giudici, presidente nazionale Uritaxi. E ancora, con ulteriore gradimento: «Ringraziamo dunque il ministro Matteo Salvini per l'attenzione che ha rivolto al trasporto pubblico non di linea, sia taxi che Ncc, con le convocazioni della prossima settimana, onorandoci della sua presenza. Il governo Draghi incontrò il management della multinazionale americana Uber, mentre cadevano nel vuoto da più di un anno le richieste d'incontro dei sindacati del settore», ha proseguito il leader di Uritaxi. La linea dei rappresentanti dei tassisti è ferma: «Dimostreremo a Salvini, con numeri alla mano che in Italia non c'è un problema taxi, ma un problema di mobilità generale e del trasporto pubblico di linea in particolare». Secondo i tassisti, i disservizi non sono causa loro. Ma c'è chi pensa che il leader del Carroccio voglia cercare un compresso sulle licenze. «Va inoltre conclusa la riforma del 2019, che consentirà di combattere l'abusivismo e evitare fenomeni speculativi delle multinazionali a danno dell'utenza. Riguardo al trasporto pubblico di linea, che è indispensabile che funzioni al meglio per ridurre il traffico delle nostre città, chiederemo al vicepremier se il governo ha intenzione di valorizzarlo o di tagliare invece i fondi ad esso destinati», ha concluso Giudici, nella sua nota.

Una parte del problema risiede nel tipo di politiche messe in atto dalle amministrazioni comunali delle grandi città: Roma, Milano e Firenze su tutte. Le cronache sono lastricate da lamentele per le attese eccessive di turisti e lavoratori. La sensazione è che l'esecutivo voglia intervenire sulla offerta della mobilità, senza tuttavia prestare il fianco a chi vorrebbe rivoluzionare un intero comparto. L'obiettivo di Salvini è «migliorare il servizio». Questo è già stato chiarito più volte. E non destrutturarlo. La linea dell'opposizione, specie quella centrista, è chiara: aprire alla concorrenza. «Sui taxi, come sui balneari, bisogna aprire il mercato. C'è una domanda di mobilità che non viene esaudita dai taxi attuali: bisogna aumentare le licenze per i tassisti.

Questo non andrebbe nemmeno a danno di chi protegge le proprie licenze, l'obiettivo è quello di allargare il mercato riducendo l'uso delle auto private», ha osservato Della Vedova, esponente di + Europa, qualche giorno fa su La7. Marco Osnato, parlamentare di Fdi, ha invece sottolineato al Giornale come il centrodestra resti contrario alla liberalizzazione ma come qualcosa debba essere fatto per via dell'aumento delle esigenze.

FraBo

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