Crescita più debole e inflazione destinata a rimanere oltre all'obiettivo del 2% anche l'anno prossimo, sebbene in rallentamento. Il quadro dipinto dall'Ocse, nel suo Economic Outlook intermedio, non è particolarmente brillante né per l'Italia né per l'Eurozona e più in generale per l'economia globale che deve fare i conti anche con l'aumento dei tassi d'interesse e le grane interne cinesi.
L'istituto con sede a Parigi ha tagliato le stime del Pil italiano nel 2023 al +0,8% dal +1,2% previsto in primavera. Un risultato che, almeno per quest'anno, dovrebbe confermare Roma sopra alla media dell'Eurozona, che crescerà dello 0,6 per cento. Il nostro Paese, invece, tornerà a espandersi meno dei partner dell'euro a partire dal 2024 (+0,8% contro +1,1%). Particolarmente male la Germania, che nel 2023 sarà in recessione (-0,2%). A livello mondiale, invece, il dato sul Pil è stato rivisto al rialzo al +3% nel 2023 e leggermente al ribasso l'anno prossimo (+2,7%).
I principali indiziati per il deterioramento delle condizioni macroeconomiche sono l'inflazione (e quindi tassi d'interesse più alti per contenerla) e una ripresa più debole del previsto della Cina. Le prospettive economiche dell'Ocse «sono segnate da rischi importanti. Tra i principali rischi l'inflazione risulta più forte di quanto previsto il che richiede politiche monetarie restrittive», ha commentato il segretario generale dell'Ocse, Matthias Cormann. Il caro prezzi, del resto, continua a dimostrarsi ostinato anche se, per quanto riguarda l'Italia, è stata stimato in maggior ribasso rispetto alle stime primaverili. Per il nostro Paese, infatti, chiuderà al 6,1% nel 2023 (le precedenti stime erano per un 6,4%) per ripiegare corposamente al +2,5% l'anno prossimo. Da noi scenderà più velocemente rispetto all'Eurozona, dove il dato calerà al 5,5% nel 2023 per arrivare al 3% nel 2024. In ogni caso, sono tutti dati che se confermati manterrebbero la Banca centrale europea in piena «modalità falco» dal momento che l'obiettivo dell'istituto presieduto da Christine Lagarde è mantenere l'aumento dei prezzi entro l'asticella del 2 per cento. Alla luce di questo, continua Cormann, la «politica monetaria deve rimanere restrittiva» fino quando non ci saranno «segni chiari» di miglioramento.
Insomma, per l'Ocse, anche alla luce di dati sul Pil in peggioramento, la via giusta è quella di una politica sui tassi d'interesse che deve preservare tutta la sua durezza. Non manca nemmeno un'osservazione all'indirizzo di Roma. «La difficoltà per l'Italia è la crescita o meglio l'assenza di crescita», osserva la capoeconomista dell'Ocse, Clare Lombardelli.
«La nostra raccomandazione alle autorità italiane è avviare delle riforme strutturali per far fronte alla crescita debole, il che significa, ad esempio, rafforzare la concorrenza e l'innovazione».L'analisi dell'Ocse ha toccato anche i Paesi del G20: nel secondo trimestre il Pil è aumentato dello 0,7% (dal +1% del primo). Pesa la Cina, dove la crescita ha rallentato allo 0,8% rispetto al 2,2% del primo trimestre.
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