Il Transatlantico è il cuore del «gran ballo» del Quirinale. Oltre il cuore c'è però la mente. Dove si muove la trattativa parallela, quella vera, «fuori» dal Palazzo. Nei bar, nelle osterie, tra pizzerie e case private, dislocate nelle vie del centro di Roma, tra Camera e Senato. Dove gli emissari «intavolano» gli abboccamenti. Un rito al quale non si sottraggono i peones. E qui che si sondano ipotesi. Si riuniscono le correnti. Terminate le votazioni, i corridoi di Montecitorio si svuotano. È così che inizia la notte romana. Quella dove si stringono patti o si frantumano alleanze.
Prima regola, per il buon esito di ogni trattativa: evitare i luoghi più famosi e frequentati. I big optano per osterie e baretti isolati. I più prudenti scelgono appartamenti privati o sedi di associazioni. I locali più noti, PaStation, (Campo Marzio), Maxelâ e Maddalena (in via delle Coppelle), restano a disposizione dei peones.
Lunedì sera una comitiva di parlamentari grillina si è ritrovata al noto bistrot MargheRita all'angolo di via della Scrofa. A capotavola il senatore Andrea Cioffi, ex sottosegretario allo Sviluppo economico, che - tra la tentazione di un piatto di pasta - si lascia andare: «C'è una sola strada. Mattarella bis». Poi si risiede al tavolo e inizia a discutere con i colleghi. Profetico. I voti nella seconda e terza votazione per Sergio Mattarella crescono. È un messaggio spedito al leader Giuseppe Conte. Il bistrot MargheRita è gettonatissimo anche tra i renziani: il capogruppo a Palazzo Madama Davide Faraone è solito riunire i senatori per trasmettere le indicazioni del capo. Un'altra truppa pentastellata si è radunata martedì sera per una «pizzata» all'Obicà in via dei Prefetti. Tutti dimaiani. Poi ci sono le tavolate serie. Nelle quali si decide la linea del partito. Martedì sera, piazza dell'Oratorio, al ristorante Sciarra, Matteo Renzi ha riunito i gruppi parlamentari di Iv. L'aria era un po' dimessa. L'opzione Draghi sembra sfumare. Renzi spiega che bisogna andare avanti con la scheda bianca. E che giovedì mattina ci sarebbe stata un'altra riunione prima della quarta votazione. Tra le mosse che Renzi mette in «tavola» l'ipotesi di convocare un vertice di maggioranza per sbloccare l'impasse su Draghi. Mercoledì ore 15, terza votazione chiusa: il centrodestra si divide. Fi e Lega confermano la bianca. Fdi vota Guido Crosetto. È una fase di grande confusione. Al termine delle votazioni, Giovanni Toti, Gaetano Quagliariello e Paolo Romani si rifugiano in una trattoria in via delle Colonnelle. Saletta riservata: sul tavolo, tra salmone e vino, c'è il caso Casellati. Renzi dice no. Il centrodestra vuole provarci. Coraggio Italia si divide anche a tavola. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, la sera prima, ha riunito i suoi fedelissimi al ristorante «Il Collegio» in Palazzo Capranica.
Si infila nelle trattative per il Colle anche Clemente Mastella (la moglie è senatrice di Coraggio Italia). Non siede al tavolo con Toti e Quagliariello. È al più famoso ristorante Maddalena.
L'ex Guardasigilli spiega il rito: «A tavola, le trattative sono più fluide e sciolte, meno rigide». Tra un aperitivo e l'altro, nascono anche candidature goliardiche come quella di Roberto Cassinelli: «Una scommessa fatta a cena», rivela un parlamentare di Fi.
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