"Tre grandi riforme per la ripresa. I 5s hanno dato voce a un disagio reale"

Intervista di Berlusconi a "Milano Finanza": "Bisogna agire su fisco, burocrazia e giustizia. Mediaset si va sempre più internazionalizzando"

"Tre grandi riforme per la ripresa. I 5s hanno dato voce a un disagio reale"

Il governo Draghi è la migliore occasione per dare all'Italia quello di cui più ha bisogno: riforme strutturali. Silvio Berlusconi torna sulla necessità di difendere il progetto di un governo di unità nazionale, unica occasione per mettere attorno a un tavolo quasi tutti i protagonisti della vita politica italiana per dar vita a riforme importanti (se non vitali) come quella del fisco, quella legata allo snellimento della macchina burocratica, e quella - già in itinere - della giustizia. Intervistato da Milano Finanza il leader azzurro spiega che una semplificazione amministrativa e un Fisco a misura di impresa potrebbe garantire in maniera più concreta gli investitori. «Finanza e risparmio - spiega Berlusconi nel corso dell'intervista - possono essere le due chiavi, insieme agli aiuti europei del Recovery Fund, perché il Pnrr sia davvero il volano di una ripresa forte, solida, che non lasci indietro nessuno». «L'importante - aggiunge il leader azzurro - è che la finanza e il risparmio, nazionale ed anche internazionale - siano convogliati sugli investimenti e non in operazioni meramente speculative. Questo si può favorire con una politica fiscale adeguata».

Nella delicata fase che il nostro Paese sta attraversando, dunque, un ruolo di primo piano - secondo Berlusconi - può e deve averlo la Borsa. «Quello che conta è avere un sistema borsistico che consenta alle aziende di capitalizzarsi e ai risparmiatori di investire in modo sicuro e trasparente - dice nel corso della lunga intervista pubblicata sul numero speciale dei 35 anni di Milano Finanza in edicola sabato 11 dicembre -. Il risparmio degli italiani è una grande ricchezza: sarebbe importante, anche tramite incentivi fiscali, convogliarlo nella ripresa e nello sviluppo del Paese».

Nel corso della lunga intervista Berlusconi ripercorre gli ultimi trent'anni di vita del Paese. E in questi trent'anni non c'è soltanto la politica, la discesa in campo, l'endorsement verso una destra presentabile e liberale, la nascita del bipolarismo e lo svecchiamento delle nostre istituzioni politiche. C'è anche un grande amore come il calcio (e il Milan) e lo sviluppo del polo mediatico di Mediaset.

Il Cavaliere si mostra orgoglioso dei traguardi raggiunti con il suo Milan ma quell'esperienza resterà irripetibile. I tempi cambiano, spiega. «Allora era possibile per una famiglia farsi carico di una squadra di calcio, che si identificava anche con una città - ricorda Berlusconi -. Oggi il grande calcio è un affare che riguarda la finanza internazionale, i protagonisti sono petrolieri arabi, magnati russi, fondi d'investimento americani. Tutto legittimo, ma lontano dal territorio, dall'appartenenza, dalla passione sportiva. D'altra parte è un processo inevitabile, viste le cifre in gioco».

Anche la sua creatura più prestigiosa e preziosa ha ormai messo radici nel contesto internazionale. «Mediaset si va sempre più internazionalizzando - conferma il Cavaliere -, nella prospettiva della creazione di quel gruppo televisivo europeo che da sempre è nei nostri sogni e che oggi è un'assoluta necessità, per avere la massa critica e la dimensione necessaria per competere con i grandi player della produzione audiovisiva».

In un periodo nel quale Berlusconi raccoglie consensi e plausi per la posizione «responsabile» assunta da Forza Italia in questo contesto di crisi, c'è comunque il tempo di un'autocritica. E nell'intervista il leader azzurro parla di uno sbaglio di giudizio, o almeno di una cattiva comprensione di un fenomeno, quel movimento antipolitico rappresentato dai Cinque Stelle, che oggi siedono al fianco degli azzurri nel governo di unità nazionale. «Il voto al Movimento Cinque Stelle, dal quale siamo lontanissimi, nasceva però da motivazioni tutt'altro che ignobili o irragionevoli- ricorda -.

Nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia. I Cinque Stelle non sono riusciti a dare una rappresentanza a questa Italia, ma hanno dato voce ad un disagio reale, che merita rispetto, attenzione, e anche delle risposte».

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