"Trecentotrenta bambini salvati dall'aborto". Preghiera e digiuno arrivano anche in Italia

Veglie a Monza e Milano: "Ma col Covid da noi tutto è diventato più duro"

"Trecentotrenta bambini salvati dall'aborto". Preghiera e digiuno arrivano anche  in Italia

C'è uno strano contatore di buone notizie. Ha iniziato a girare il 17 febbraio, al debutto della manifestazione internazionale «40daysforlife», Quaranta giorni per la vita. Si è fermato ieri, dopo un mese, con 330 bambini salvati dall'aborto. Come? Con veglie di preghiera e digiuno 24 ore su 24 di fronte a ospedali in cui si praticano gli aborti. Chi crede nella preghiera non avrà bisogno di spiegazioni, per gli altri un blog con epicentro a Washington e reportage da ospedali tutto il mondo racconta le conversioni di rotta. Uomini che avevano spinto per l'aborto e cambiano improvvisamente idea, donne che abortivano per mancanza di denaro o prospettive e trovano sostegno nelle persone in preghiera.

Nell'area di Milano questa mattina, come ogni venerdì, i volontari si riuniranno davanti al San Gerardo di Monza. Da giovedì 25, dopo la Mangiagalli, saranno all'ospedale di Niguarda. Quest'anno, a causa del Covid, non hanno potuto garantire la presenza no stop al «40daysforlife», come due anni fa. Ma continuano a pregare, come in privato i volontari dei Cav, i centri di aiuto alla vita, i gruppi di Pro vita e famiglia, le attività on line del Festival della vita nascente, previsto il 27 marzo. L'infermiere Giorgio Celsi di Ora et labora, reduce da uno scontro con un medico in cui uno ha accusato l'altro di averlo aggredito (risultato: due denunce parallele), assicura di avere solo le migliori intenzioni: «Rispetto al passato, invece di condannare l'aborto, ci concentriamo sulla valorizzazione della vita. Abbiamo sempre pregato e continueremo a farlo, anche se le condizioni col Covid ora sono più dure».

Il Papa ha detto che «è come affittare un sicario», che «desta orrore il solo pensiero», ha benedetto una campana pregando: «Risvegli le coscienze dei legislatori e di tutti gli uomini di buona volontà del mondo». Sembra utopia in un contesto sociale in cui persino molti cattolici esitano a dirsi contrari all'aborto: solo discuterne è diventato tabù. A San Marino, dove abortire è reato, il dibattito- racconta La nuova bussola quotidiana - è aperto e si richiamano Pierpaolo Pasolini che scrisse «Io sono contro l'aborto», Claudio Magris con «Gli sbagliati», Norberto Bobbio che proprio a Magris, pur non escludendo una depenalizzazione, parlò del «diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere». Le repliche sono a base di Italo Calvino, secondo una riproposizione dei carteggi sul Corriere tra metà anni '70 e il 1981, quando in Italia le migliori menti si confrontavano sulla legge e sulla sua abrogazione.

Oggi i numeri sono impressionanti (tra il 2010 e il 2014 l'Oms ha stimato 56 milioni di aborti l'anno), ma sono rimasti senza voce.

Così sorprende ma non stupisce che la via della preghiera e del digiuno sia ritenuta l'unica. Come dice Matt Britton, uno dei responsabili dei 40days: «Combattiamo anche nei tribunali e nelle aule ma vinceremo sulle nostre ginocchia. Solo la preghiera può cambiare la realtà».

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