Il triplo gioco dell'uomo di De Luca. Dà i dati, li certifica e siede al ministero

Coscioni è consigliere e fedelissimo del governatore campano, ma anche capo dell'Agenas. A Napoli nell'ultimo giorno di "libertà" folla nelle strade: oggi zona rossa

Il triplo gioco dell'uomo di De Luca. Dà i dati, li certifica e siede al ministero

Chi controlla i dati della Campania? Il braccio destro del governatore Vincenzo De Luca. Ora sul caso Campania si accende anche il sospetto del conflitto d'interessi. A capo dell'Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, c'è da fine settembre Enrico Coscioni: salernitano (come De Luca) e fedelissimo del governatore. È l'uomo che avalla, dalla presidenza di Agenas, i dati forniti dall'Unità di crisi della Campania. Il quotidiano Domani rivela l'incastro che solleva dubbi su un presunto conflitto. L'Unità di crisi della Regione Campania fornisce i dati sul coronavirus alla cabina di regia nazionale, che sulla base di un algoritmo assegna la fascia (gialla, arancione, rossa). Sulla correttezza dei dati vigila l'Agenas. Perché ci sarebbe il sospetto di un conflitto? Il vertice dell'agenzia nazionale (Coscioni) è anche componente dell'Unità di crisi della Regione Campania e della cabina di regia. E poi mantiene l'incarico di consigliere per la Sanità del presidente De Luca. Coscioni con la mano destra (in qualità di componente dell'Unità di crisi) fornisce i dati, e con la mano sinistra (presidente Agenas) li certifica. «Nessun conflitto» commenta il presidente Agenas a Domani.

La legge lo consente. Ma Coscioni non è tecnico esterno alla politica. È uno degli uomini più fidati dello sceriffo salernitano. In passato è stato consigliere regionale della Campania per la lista De Luca presidente. Quindi, uno deluchiano di ferro. È l'uomo che negli ultimi cinque anni ha avuto nelle sue mani il controllo della sanità in Campania. Fa parte della scuderia ristretta dello sceriffo. A fine settembre la conferenza Stato-Regioni ha indicato Coscioni per la presidenza dell'Agenas.

I dubbi sono dunque legittimi. Tanto che il balzo dalla zona gialla a rossa è arrivato dopo un'ispezione dei tecnici del ministero della Salute in Campania. Sospetti a parte, la Campania si prepara al passaggio in zona rossa: da oggi stop ad attività e circolazione. Il bollettino conferma il trend negativo: 3.351 positivi su 20.662 tamponi effettuati, 728 in meno di venerdì ma con 4.848 tamponi in meno. In percentuale, significa che è positivo il 16,21%, dei test, poco più di ieri quando il tasso di contagio era arrivato al 15,99%. Il Coronavirus corre veloce. Però le scuole riaprono: le attività in presenza dell'infanzia e delle prime classi della scuola primaria riprenderanno dal 24 novembre, dopo screening su base volontaria sul personale docente e non docente e sugli alunni. Per gli ordini e gradi scolastici diversi resta la didattica a distanza. Ieri ultimo sabato di libertà: non ci sono stati i consueti fiumi di persone dei fine settimana ma Spaccanapoli, Piazza del Gesù e Piazza San Domenico Maggiore fino a San Gregorio Armeno, la «via dei pastori», si presentano oggi gremite. Nei vicoli e nelle piazze del centro antico di Napoli anche i tavolini dei bar e degli altri locali erano occupati. Tanta gente anche nel quartiere Vomero. In molti alle prese con acquisti e con «l'ultimo caffè». Controlli a tappeto delle forze dell'ordine.

Ma c'è chi si ribella alla zona rossa.

Benevento non ci sta: il sindaco Clemente Mastella considera la retrocessione per Benevento un'ingiustizia. Nel Sannio la situazione è sotto controllo. E dunque circola l'ipotesi di un ricorso contro la decisione di Speranza. Finirà in Tribunale. Ma per ora si chiude. Aspettando i giudici.

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