"Tripoli chiede mezzi contro le partenze. E l'Ue contribuirà al processo di pace"

L'ammiraglio guida la missione Irini: "In un anno controllate oltre 2.300 navi nel Mediterraneo. Non è stata un fallimento"

"Tripoli chiede mezzi contro le partenze. E l'Ue contribuirà al processo di pace"

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dopo il rinnovo di 2 anni dell'operazione Eunavformed Irini, ha rinnovato di un anno la possibilità di effettuare ispezioni ai mercantili sospettati di effettuare traffici di armi da e per la Libia. Il merito è anche del lavoro compiuto dal personale di 24 Paesi europei che partecipano a Irini e dell'impegno, riconosciuto, della guida italiana, l'ammiraglio Fabio Agostini, al comando dal 31 marzo dello scorso anno.

Una proroga frutto dei risultati?

«Sicuramente nasce da un successo diplomatico soprattutto dell'Europa, ma è chiaro che dietro ci stanno l'efficacia e l'imparzialità dimostrata di Irini. Senza risultati non avremmo ottenuto né la proroga della Risoluzione né del mandato di due anni».

Qual è stato il vostro impegno?

«In un anno abbiamo investigato oltre 2.300 navi, monitorato circa 200 voli sospetti, effettuando un centinaio di visite consensuali a bordo di mercantili e 9 ispezioni. Inoltre controlliamo il traffico su 25 aeroporti e 16 porti e terminali petroliferi libici. Irini ha prodotto 22 rapporti alle Nazioni Unite riguardanti violazioni all'embargo delle armi o al traffico illegale di petrolio».

Qualche politico ha tentato di sostenere che Irini andasse abolita. Che ne pensa?

«Misurare quanto Irini sia efficace nel contesto Mediterraneo è sempre molto difficile. Però da quando Irini c'è, c'è stato il cessate il fuoco, è ripresa la produzione di petrolio ed è stato stabilito un nuovo governo di unità nazionale che porterà alle elezioni. Noi non potremo mai sapere quanto Irini abbia contribuito, ma cosa sarebbe successo se non ci fosse stata? È chiaro che l'operazione ha anche una forte azione di deterrenza e di sicurezza marittima dell'area e questo è importante perché significa migliorare le condizioni di vita ed economiche dei libici e di tutta la regione e avere effetto sui traffici illeciti di esseri umani. Irini non può essere considerata, come qualcuno erroneamente pensa, la soluzione di tutti i problemi del Mediterraneo o della Libia. Non è così e chi dice che è un fallimento è sicuramente in malafede. Fa parte di un processo che deve portare la pace in Libia attraverso percorsi economico, politico, militare e sociale. A memoria non ricordo nessuna crisi che si sia risolta senza i militari, ma è chiaro che nessuna crisi può essere risolta solo dai militari».

Quindi l'Europa guarda al Mediterraneo?

«L'operazione è stata lanciata e rinnovata all'unanimità da tutti i Paesi membri dell'Unione Eurpea. L'Europa ha dimostrato una forte volontà di contribuire al processo di pace in Libia e soprattutto a rimettere in sesto quel disastrato Paese».

Che ci dice della Guardia costiera libica?

«Sono state circa 500 le persone addestrate fino al 31 marzo dello scorso anno sotto l'operazione Sophia.

Poi si è cessato a causa della situazione geopolitica. Contiamo di riprendere presto, perché ora c'è un governo di Unità nazionale, ma i libici ci chiedono soprattutto mezzi, perché per salvare vite e tenere sotto controllo le partenze hanno bisogno anche di quello».

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