Roma - In Italia 4 insegnanti su 5 sono donne ovvero l'83 per cento del corpo docente. Nel mondo la percentuale scende al 68 per cento ma resta comunque altissima.
La femminilizzazione della professione docente può condizionare la preparazione degli studenti? Se lo chiede l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, nel fornire il quadro di un sistema educativo mondiale dove la presenza delle insegnanti donne è tanto predominante da creare un vero e proprio squilibrio di genere, che per gli esperti potrebbe compromettere la formazione degli studenti.
Uno squilibrio che riguarda tutti i paesi ma con alcuni picchi significativi come in Italia dove il professore maschio è praticamente estinto nei primi anni del ciclo educativo, dalla materna alle medie, mentre resiste ancora con rari esemplari nella secondaria superiore. Nella scuola d'infanzia italiana i maschi rappresentano lo 0,7 per cento ovvero su 87.701 insegnanti sono in tutto 612. Una percentuale che sale al 3,6 nella scuola primaria e ancora di più alle medie dove comunque gli uomini sono soltanto il 22 per cento fino al massimo, ovvero il 34,36, per cento nelle superiori. Su un totale di 729.997 docenti soltanto 126.317 sono uomini, pari ad un 17,3 per cento, contro le 603.680 professoresse donne. Il ministero dell'Istruzione però segnala che tra le fasce più giovani dei docenti, ovvero al di sotto dei 35 anni, la percentuale maschile sta aumentando, fino a toccare il 39 per cento nelle superiori. Una tendenza inversa a quella mondiale dove invece aumenta in media la presenza delle donne perché, si precisa nella ricerca, in alcuni paesi come il Giappone ma anche la Germania l'incremento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro ha inciso soprattutto nel settore dell'educazione facendo registrare un più 11 per cento.
Il predominio delle donne nel campo educativo però non è assoluto. Anche se rappresentano il 68 per cento dei docenti soltanto il 45 per cento dei dirigenti scolastici è donna. Ci sono poi alcuni campi che vengo ancora considerati più adatti ai maschi: la matematica e le scienze in generale vedono una presenza maschile più forte. Così come è evidente che le donne sono più presenti ai livelli più bassi del sistema educativo in tutti i paesi Ocse dove rappresentano il 97 per cento degli insegnanti nella materna, l'82 nella scuola primaria, il 63 nella secondaria di primo grado e il 43 nella secondaria superiore.
Perché si è arrivati a questo squilibrio di genere? Per l'Ocse ci sono precise ragioni economiche che evidentemente si ripetono anche in paesi dalle strutture educative molto diverse tra loro. In media in tutti i paesi Ocse un insegnante di scuola primaria guadagna il 70 per cento di quello che incassano invece uomini con il suo stesso livello di istruzione. Insomma l'uomo che sceglie la professione docente ci rimette anche se la situazione migliora salendo nel grado di istruzione. Lo stipendio è il 76 per cento nella secondaria inferiore e l'81 nelle superiori.
E le donne? In tutti e tre i livelli di istruzione il loro stipendio è circa il 90 per cento degli stipendi delle altre lavoratrici a pari condizioni. Dunque è evidente che insegnare per una donna è più conveniente.
In Italia oltre allo squilibrio di genere preoccupa anche quello generazionale perché si registra la più altra percentuale di docenti ultracinquantenni. Addirittura il 69 per cento nella secondaria superiore.E per contrastare il gender gap il Regno Unito ha recentemente preso provvedimenti incentivando l'assunzione di docenti uomini.
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