Centinaia di salme in attesa di essere cremate, con i cimiteri al collasso e l'Ama, la partecipata del Campidoglio che si occupa di rifiuti e servizi cimiteriali, che già da giorni è in allarme, tanto da comunicare che le «cremazioni eccedenti il numero stabilito saranno esaudite con forme di sepoltura alternative».
Un problema non nuovo per la capitale, che l'incremento dei decessi per il Covid ha reso ancora più drammatico. Le salme sono troppe, i flussi in entrata continuano ad aumentare, e l'Ama non riesce a cremarle in tempi accettabili. Le liste d'attesa possono durare anche mesi. Le aziende funebri sono sul piede di guerra e le opposizioni denunciano i ritardi della giuCentinaia di salme in attesa di essere cremate, con i cimiteri al collasso e l'Ama, la partecipata del Campidoglio che si occupa di rifiuti e servizi cimiteriali, che già da giorni è in allarme, tanto da comunicare che le «cremazioni eccedenti il numero stabilito saranno esaudite con forme di sepoltura alternative».
Un problema non nuovo per la capitale, che l'incremento dei decessi per il Covid ha reso ancora più drammatico. Le salme sono troppe, i flussi in entrata continuano ad aumentare, e l'Ama non riesce a cremarle in tempi accettabili. Le liste d'attesa possono durare anche mesi. nta Raggi. Ma nonostante l'annunciato aumento del personale dedicato al servizio, gli operatori non riescono a stare dietro alla situazione di emergenza, con la pandemia che solo nel 2020 ha fatto registrare oltre 3mila decessi in più in città. In questo momento l'Ama stima che siano circa 850 le bare in più in attesa del servizio funebre rispetto ai periodi pre-Covid. Troppe per la tabella di marcia stabilita da mesi al cimitero di Prima Porta, che aveva ridotto un massimo di 200 le cremazioni settimanali.
Se per i sindacati il collasso del sistema va attribuito alla mancanza di investimenti e di interventi programmati nel tempo, non si può non ricordare che negli ultimi anni il ricorso alla cremazione è aumentato in maniera esponenziale, sia per i costi di tumulazione che per la laicizzazione dei costumi. Dai circa 3mila utilizzi annuali dei forni registrati nel 2000, si è passati alle 15.698 cremazioni del 2020. Quasi la metà dei riti funebri celebrati a Roma si conclude con l'urna cineraria. Poi con l'impennata dei decessi negli ultimi tre mesi del 2020, in corrispondenza con la seconda ondata dell'epidemia, il sistema già fragile è andato in tilt e le salme hanno cominciato ad accumularsi, in particolare dopo la chiusura dei nuovi accessi al cimitero Laurentino.
L'Ama rivendica comunque di essere riuscita ad assorbire l'83% del surplus, contenendo al massimo le giacenze rispetto ai numeri fisiologici e prevede a breve di poter aumentare la capacità operativa fino ad un massimo di 360 cremazioni quotidiane.
Certo servirebbero nuove strutture, altri forni in grado di arrivare ad una capacità di almeno 500 lavorazioni al giorno, ma non sarebbe possibile prima di un anno. Intanto l'azienda corre ai ripari come può, con un nuovo piano di assunzioni, mentre i sindacati sono sul piede di guerra e hanno programmato uno sciopero il 26 aprile.
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