"Troppo felici, mi è montata la rabbia"

L'aspirante infermiere che ha massacrato Eleonora e Daniele ha confessato tutto

"Troppo felici, mi è montata la rabbia"

Aveva premeditato il duplice omicidio, l'aveva pianificato a tavolino molti giorni prima di quel maledetto 21 settembre, descrivendo il «cronoprogramma dei lavori» sui foglietti che poi ha perso durante la fuga. Antonio Giovanni De Marco, il 21enne studente di scienze infermieristiche reo confesso dello scempio a Lecce di Eleonora Manta e Daniele De Santis, voleva che quella morte arrivasse lentamente, dopo aver torturato i due fidanzati.

Poi, avrebbe pulito l'appartamento via Montello, dove aveva convissuto affittando una stanza dal novembre 2019 fino all'inizio del lockdown, poi da luglio a fine di agosto. Lo squilibrato avrebbe cancellando ogni indizio che potesse portare sulle sue tracce con acqua bollente, candeggina e soda. Così la morte di Eleonora e Daniele, troppo felici per restare in vita, sarebbe diventata una rappresentazione per la comunità. Ma i due hanno reagito e il killer ha liquidato la pratica in 5-7 minuti con una sessantina di colpi, inferti con un coltello da caccia, acquistato pochi giorni prima. Il fodero, che aveva gettandolo tra i rifiuti, è stato recuperato.

È netto il quadro dipinto dalla Procura di Lecce e dai carabinieri del comandante provinciale, diretti dal comandante Paolo Dembech, che lunedì alle 22 hanno fatto scattare le manette ai polsi di De Marco. «L'abbiamo arrestato alle 22 mentre usciva dall'ospedale ha avuto una reazione con nessuna agitazione - ha spiegato Dembech -. Ha detto semplicemente ma da quanto mi stavate pedinando?. La premeditazione è provata dagli oggetti rinvenuti sul luogo del delitto, dal cappuccio ricavato da un paio di calze di nylon da donna alle striscette stringi tubi e i 5 cinque foglietti manoscritti in cui era anche descritta la mappa con il percorso da seguire per evitare le telecamere».

Il killer è stato incastrato dal sistema di videosorveglianza presente in strada che nei giorni precedenti al duplice omicidio aveva studiato. «De Marco ha percorso più volte la mappatura delle telecamere da via Montello al suo nuovo alloggio - spiega il comandante -. L'errore commesso è credere che non potesse raggiungerlo sul marciapiede lo specchio d'azione di alcune telecamere, che aveva cercato di evitare». Quelle più nitide erano compatibili con il profilo del ragazzo. Ci sono poi i «bigliettini» su cui l'assassino aveva preso appunti, la cui calligrafia lo ha inchiodato, le dichiarazioni degli altri condomini e le analisi dei cellulari, che descrivevano De Marco come ultimo coinquilino. Aveva tenuto le chiavi, quando Daniele gli aveva chiesto di andar via dall'appartamento per ristrutturarlo e viverci con la fidanzata. Ed è qui il movente. «Qualcosa deve avergli dato fastidio, forse un senso di invidia - sottolinea Dembech - per qualcosa che vedeva nella coppia e che non riconosceva in sè stesso e nelle poche amicizia che aveva. Tutto è culminato in una azione vendicativa». Le stringhe dovevano servire a immobilizzare i due, sorpresi in cucina, per seviziarli. Ma hanno reagito. Daniele è stato colpito per primo e alle 20.44, come si legge nel decreto di fermo del pm Maria Consolata Moschettini, ha provato a chiedere aiuto con il cellulare ma la chiamata è finita in un inutile screenshot. «Ci stai ammazzando», gridava Eleonora. Poi il silenzio.

«Quella sera ho sentito l'urlo più forte che abbia sentito in vita mia, di terrore, quello di una donna, accompagnato poi da pianti, rumori di vetri infranti», ha raccontato Luigi, il primo a chiamare il 112.

«C'è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno, dovete venire», è stata un'altra telefonata giunta da via Montello. Ma quando carabinieri sono arrivati il 21enne chiuso e introverso si era trasformato nello spietato killer in fuga.

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