Troppo freddo, il Papa salta la Via Crucis

Francesco costretto a seguire il rito in Santa Marta. Il precedente nel 2005 di Wojtyla

Troppo freddo, il Papa salta la Via Crucis

Troppo freddo. Il Papa alla fine è stato costretto a rinunciare ad essere presente, al Colosseo, per la tradizionale Via Crucis. Ha seguito, Francesco, la processione del venerdì santo da Casa Santa Marta, in Vaticano. I medici, infatti, gli hanno suggerito un po' di prudenza dopo la bronchite acuta che lo ha costretto a quattro giorni di ricovero al Gemelli.

Il Pontefice avrebbe voluto partecipare all'evento a cui è molto legato, ma alla fine ha dovuto seguire i consigli dei medici. Solo ieri pomeriggio è arrivato l'annuncio della sala stampa della Santa Sede. «Per via del freddo intenso di questi giorni Papa Francesco seguirà la Via Crucis da Casa Santa Marta, unendosi alla preghiera di coloro che si raccoglieranno con la Diocesi di Roma al Colosseo».

È la prima volta che questo Papa rinuncia a partecipare alla processione che ricorda le ultime ore di Gesù. Ma non è la prima volta di un Pontefice. Era successo nel 2005, con Giovanni Paolo II, quando a causa delle sue condizioni di salute fu costretto a saltare l'appuntamento. Era la Via Crucis passata alla storia per la drammatica immagine di Wojtyla inquadrato nella sua cappella privata appeso alla Croce. Pochi giorni dopo, il Papa polacco moriva. Le meditazioni di quella Via Crucis furono affidate all'allora cardinale Joseph Ratzinger, che parlò della «sporcizia che c'è nella Chiesa».

Ieri sera, invece, sono state le testimonianze di vittime di guerra le protagoniste delle meditazioni. Dalla Terra Santa all'Africa, passando per il Sudamerica e l'Asia. Ma anche il Medio Oriente e l'attuale guerra in Ucraina. Durante la Via Crucis si susseguono le testimonianze di giovani migranti e vittime di quella «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parla spesso Bergoglio. «Grida che vengono da Paesi e aree oggi dilaniati da violenze, ingiustizie e povertà. Tutti i luoghi dove si patiscono conflitti, odi e persecuzioni sono presenti nella preghiera di questo venerdì santo».

Alla decima stazione la parola passa a un giovane ucraino, fuggito da Mariupol con la famiglia e poi rientrato in Ucraina. «Qui la situazione continua ad essere difficile, c'è guerra da tutte le parti, la città è distrutta. Ma nel cuore mi è rimasta quella certezza di cui mi parlava la nonna quando piangevo: Vedrai passerà tutto. E con l'aiuto del buon Dio tornerà la pace». Prende dunque la parola un giovane russo, «spogliato della felicità e di sogni per il futuro», dice, raccontando di aver perso il fratello sotto le armi. «Tutti ci dicevano che dovevamo essere orgogliosi, ma a casa c'era solo tanta sofferenza e tristezza». Poi la preghiera: «Gesù, per favore, fa' che ci sia la pace in tutto il mondo e che tutti possiamo essere fratelli».

Anche lo scorso anno, due amiche - una russa e una ucraina - presero la parola per raccontare la loro storia

durante la Via Crucis. Una iniziativa che suscitò dure critiche da parte del presidente Volodymyr Zelensky in persona. Questa sera, nella messa della Passione del Signore, il Papa battezzerà, come da tradizione, otto adulti.

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