Da una parte il dolore, enorme, incolmabile. Dall'altra la rabbia, fortissima. È su questi due piani che si intersecano inevitabilmente i sentimenti nelle Marche, dopo la tremenda alluvione dei giorni scorsi. Il dolore per le vittime accertate e lo strazio per chi ancora rimane appeso a un sottile filo di speranza, con le ricerche del piccolo Mattia, e di Brunella che vanno avanti senza esito. La rabbia, con una doppia inchiesta già avviata per cercare di individuare al più presto cause ed eventuali responsabilità della tragedia.
I corpi di Brunella Chiù, 56 anni, e di Mattia, 8 anni, dispersi da giovedì notte nella zona di Senigallia, non sono ancora stati ritrovati. Le ricerche procedono coordinate dai vigili del fuoco e vedono impegnati anche carabinieri, personale della guardia di finanza e del soccorso alpino, volontari della protezione civile. In azione squadre a terra, sommozzatori e anche alcune unità cinofile. Ieri è stato ritrovato la zainetto di Mattia. Era a circa otto chilometri di distanza dal punto in cui il bimbo era stato travolto dalla piena strappandolo dalle braccia della madre. «Una stilettata, un fulmine a ciel sereno», ha commentato il padre Tiziano Luconi che però non perde la speranza: «Voglio credere che sia ancora vivo, magari si è aggrappato a una pianta. In tre giorni ho dormito tre ore, sono distrutto, ma devo trovare Mattia», ha detto l'uomo che sta partecipando attivamente alle ricerche, complicate anche per i numerosi danni che hanno interessato la zona, con il presidente della Provincia di Pesaro-Urbino Giuseppe Paolini, ha comunicato che «sono stati ripristinati i collegamenti di emergenza, ma è compromesso l'80% della viabilità che gravita sul monte Catria».
Intanto prosegue anche il lavoro degli inquirenti. La Procura di Urbino, dopo quella di Ancona, ha aperto un fascicolo. Per il momento si indaga a carico di ignoti per inondazione colposa in relazione all'ondata di maltempo della sera del 15 settembre, sul territorio del Montefeltro. Le indagini, come riferito da una nota della Procura stessa, avranno lo scopo di «ricostruire, in primo luogo, le fasi e le tempistiche degli allertamenti dei Comuni interessati dall'esondazione e lo stato di manutenzione dei corsi d'acqua straripati nonché quanto altro utile ai fini di giustizia». Parallelamente, avanzano anche le indagini della Procura di Ancona con i carabinieri del Nucleo Investigativo che già venerdì scorso erano arrivati negli uffici della Regione e della Protezione Civile. Sotto attenzione il progetto delle vasche di laminazione per il cumulo dell'acqua in caso di esondazioni, mai realizzato nonostante esista da quasi 40 anni. Nel mirino anche le imprese che dovevano occuparsi della pulizia di alcuni tratti fluviali del Misa. Nei mesi scorsi un funzionario regionale era stato arrestato e per quattro dipendenti ci sono ancora accuse di corruzione, truffa e rivelazione di segreto d'ufficio. Tra le ipotesi, c'è che la ditta incaricata abbia falciato più vegetazione del dovuto per poi rivenderla a una compagnia produttrice di biocarburante. Inoltre l'alveo del fiume sarebbe dovuto essere pulito meglio con argini alzati ed edifici costruiti solo lontani dalle sponde.
Perquisizioni ieri dei carabinieri del nucleo forestale al comune di Ostra, anche in questo caso alla ricerca di documenti che possano dare informazioni sugli interventi di manutenzione del fiume Misa per capire cosa sia stato fatto, come e da chi. Stesse operazioni nei comuni di Sassoferrato e Senigallia.Si cercano risposte e si attendono responsi. Dopo l'alluvione la vita sembra sospesa nelle Marche. Tra dolore e rabbia.
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