Il pool di magistrati della Procura di Salerno guidati dal capo Giuseppe Borrelli nei quattro anni d'indagine, dal 2021 ad oggi, ha ricostruito la rete, con ruoli e mansioni, dell'organizzazione che aveva costruito un vero e proprio business milionario sul click day, il sistema che consente (in un solo giorno) di avviare la procedura per l'ingresso in Italia di immigrati con il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Fino al marzo 2024, l'organizzazione ha provato a bucare con pratiche fasulle il sistema del click day. Nei quattro anni, ricostruiscono i pubblici ministeri, oltre 2mila immigrati sono entrati sul territorio italiano senza averne titolo. Ma solo grazie al sistema messo in piedi dalla «banda» smantellata dalla direzione distrettuale antimafia. I magistrati ricostruiscono la struttura con 6 figure centrali. Gli intermediari stranieri, che reclutavano gli immigrati da Marocco, Bangladesh, Egitto, da mandare in Italia. Gli immigrati sborsano tra 7mila e gli 8mila euro per ottenere il visto (falso) per motivi di lavoro. Una parte, pari a 1500 euro di quei soldi finivano nelle tasche degli intermediari. Datori di lavoro compiacenti che presentavano nel click day, il giorno fissato per la richiesta di manodopera straniera, richieste di immigrati per contratti di lavoro fasulli. In cambio intascavano una mazzetta di 2500 euro per ogni contratto di lavoro fittizio. I pm ne hanno individuato una ventina di aziende compiacenti. C'erano poi tutti i professionisti impegnati a fornire la falsa documentazione per la presentazione delle istanze di permessi di soggiorno, il cui compenso non superava i 200 euro a pratica. C'erano poi i patronati fidelizzati (che non avevano limiti di pratiche) che presentavano le richieste per la regolarizzazione nel click day, intascando 100 euro per ogni pratica. Al soldo della banda c'erano anche funzionari dell'Ispettorato del Lavoro di Napoli e Salerno che consentivano l'esito positivo della domanda di permesso di soggiorno e l'emissione del titolo, dietro pagato di mazzette (tra 1000 e 1500 euro).
Infine, un gruppo di professionisti, commercialisti e consulenti, cui spettava il compito di riciclare i guadagni per i capi dell'organizzazione in attività lecite. Il più delle volte con operazioni false e fatture fittizie. La base operativa era in provincia di Salerno. Una macchina perfetta che ha operato fino a pochi mesi. Nonostante il governo Meloni abbia deciso di rivedere completamente il meccanismo del click day per evitare truffe e affari milionari sulla pelle degli immigrati. Al vertice dell'organizzazione spicca la figura di Raffaele Nappi che però inizia a collaborare con i magistrati svelando il sistema illegale. Come operava l'organizzazione. I ministeri fissavano il giorno (click day) per far richiesta di visto di soggiorno. Gli intermediari selezionavano e incassavano i soldi dagli immigrati, le ditte compiacenti facevano richiesta di lavoratori e presentavano contratti fittizi.
I funzionari pubblici autorizzavano il visto di soggiorno per motivi di lavoro. Era tutto falso. La rete ha operato fino al marzo del 2024, quando ha truffato per l'ennesima volta il click day. Ma il sospetto che si tratti solo della punta dell'iceberg.
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