«Voleva trascinarci in un'altra guerra» ha spiegato in privato Donald Trump. «Ero in forte disaccordo con molti dei suoi suggerimenti, così come altri nell'Amministrazione» ha scritto il presidente americano in via ufficiale su Twitter, la sua tribuna pubblica. «E quindi ho chiesto a John le sue dimissioni, che mi sono state consegnate questa mattina».
Si consuma così, all'ombra della Casa Bianca, l'ennesima epurazione firmata The Donald. E questa volta a farne le spese è John Bolton, «falco» dell'Amministrazione Usa, epiteto usato dallo stesso presidente per giustificare la cacciata di un altro degli uomini chiave del suo team. Consigliere per la sicurezza nazionale, Bolton è il terzo, in questo ruolo, a pagare le spese del decisionismo del presidente in poco più di due anni e mezzo.
L'annuncio dell'uscita di scena arriva a sorpresa via social network. «Ho chiesto le sue dimissioni, che mi sono state consegnate stamane» (ieri mattina, ndr), scrive il presidente, che da tempo era in disaccordo con Bolton su alcuni dei dossier più scottanti di politica internazionale, dalla Nord Corea fino all'Iran, passando per l'Afghanistan. Sarebbe questo l'ultimo oggetto del contendere, al centro di un'accesa discussione (riferisce la Cnn), con Trump intenzionato a invitare i talebani a Camp David dopo aver cancellato nei giorni scorsi l'incontro di pace. Da sempre fonti vicine all'Amministrazione riferiscono della contrarietà di Bolton alle aperture diplomatiche che Trump ha offerto al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, incontrandolo nella zona demilitarizzata al confine fra le due Coree. Contrarietà che si è manifestata anche dopo la decisione del capo della Casa Bianca di cancellare l'attacco aereo sull'Iran, già pianificato, dopo l'abbattimento di un drone Usa.
E anche questa uscita di scena non è priva di tensioni. Mentre il leader Usa parla di dimissioni richieste la sera prima e formalizzata nella mattinata di ieri, Bolton a sua volta replica via Twitter, precisando di essere stato lui a voler lasciare. «Ho presentato le dimissioni la scorsa notte (la notte di lunedì, ndr) e il presidente ha detto Ne parliamo domani».
Da quando è entrato alla Casa Bianca, nel gennaio 2017, decine di collaboratori più o meno diretti hanno lasciato l'incarico o sono stati defenestrati, spesso con un tweet ma sempre in modo brutale.
Da Jim Mattis, ministro della Difesa, soprannominato «cane pazzo» e contrario al ritiro delle truppe Usa dalla Siria, ai due precedenti consiglieri nazionali, Michael Flynn e Herbert Raymond McMaster. Il successore di Bolton sarà nominato la prossima settimana.
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