
Attesa e cautela. Aspettando di capire quali saranno i passi avanti del negoziato in corso sull'Ucraina e avendo ben chiaro lo stile di Donald Trump nel condurre le trattative. Giorgia Meloni, insomma, resta sulla linea del wait and see e si guarda bene dall'entrare nel merito delle tensioni tra Stati Uniti e Russia da una parte e Europa dall'altra. La premier, però, conferma la sua presenza domani in video-collegamento al Cpac di Washington, la Conservative political action conference che ogni anno riunisce attivisti e politici conservatori da tutti gli Stati Uniti e dal mondo. Mentre lunedì non parteciperà alla riunione in videoconferenza dei leader G7, incentrata sulla questione Ucraina. Proprio il 24 febbraio, infatti, cade il terzo anniversario dell'invasione voluta da Vladimir Putin e la tensione tra i Sette grandi è già altissima, perché - racconta il Financial Times - gli sherpa americani si oppongono a inserire l'espressione «aggressione russa» nella bozza di comunicato che sarà diramato al termine del vertice. Proprio nel giorno in cui tutta la Commissione Ue (oltre a Ursula von der Leyen ci sarà quindi anche Raffaele Fitto) sarà a Kiev per riaffermare il sostegno europeo all'Ucraina e a Zelensky. Con loro sono attesi anche il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa e il premier spagnolo Pedro Sánchez. Mentre non è in programma che possa esserci Meloni, che da quando è a Palazzo Chigi è stata a Kiev sia in occasione del primo anniversario sia del secondo (lo scorso anno proprio dalla capitale ucraina presiedette il G7).
Lo scenario, insomma, vede allargarsi la distanza tra Washington e l'Unione europea. Che mentre Trump attacca Zelensky, approva il 16esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca e si presenta a Kiev per ribadire il suo sostegno. Dal canto suo, Meloni ripete che «l'Italia lavora insieme agli Usa e ai suoi partner europei per una pace duratura» e che «necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l'Ucraina». Ieri la premier ha sentito il presidente di turno del G7, il canadese Justin Trudeau. Gli ha anticipato che - a causa di un precedente impegno con il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan - nella riunione in video-conferenza di lunedì sarà sostituita dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. E ha ribadito che «il sostegno occidentale» e «il coraggio e la fermezza ucraina» hanno «precostituito le condizioni che oggi rendono possibile parlare di un ipotesi di accordo». Una posizione mediana rispetto allo scontro in corso tra Washington e le cancellerie europee. In attesa di vedere come si evolveranno i negoziati, ma nella consapevolezza - spiega un big di Fratelli d'Italia - che se il quadro non si andrà ricomponendo «l'Europa dovrà fare l'Europa» nonostante Trump.
E proprio con il presidente Usa Meloni avrà un contatto indiretto domani, quando si collegherà con il Cpac2025 in corso a Washington. L'organizzazione ha schedulato il suo intervento nell'ultimo panel, dopo quello di Tom Homan, responsabile immigrazione della Casa Bianca, e prima di Elise Stefanik, ambasciatrice americana all'Onu. A cui seguirà la chiusura in presenza di Trump. Un discorso, quello della premier, che sarà incentrato soprattutto su temi valoriali e che avrà solo un passaggio breve e soft sull'attualità geopolitica. Non è un caso che il vicepresidente di Ecr Carlo Fidanza - uno dei tre esponenti di Fdi presenti a Washington con il segretario generale Antonio Giordano e il deputato Andrea Di Giuseppe - ieri abbia avuto parole di elogio per il vicepresidente americano J.D.Vance.
«Al Cpac - scrive sui social - spiega in chiave semplice e moderna la sua visione Dio, patria e famiglia. Anche su immigrazione e libertà di espressione i suoi sono spunti interessanti per le sfide che ogni giorno combattiamo in Europa».
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