Trump gioca ancora a risiko. Il resto del mondo in difesa

Il tycoon insiste sull'annessione di Canada e Groenlandia, Blinken lo frena: "Non succederà". E l'Ue ammonisce: "Confini sovrani"

Trump gioca ancora a risiko. Il resto del mondo in difesa
00:00 00:00

A parlare di voglia di annettere territori, riprendersi Paesi e attaccare, economicamente o militarmente, stati sovrani per farli propri, non è un ragazzino esaltato da un gioco da tavola di strategia militare. A farlo è il presidente eletto degli Stati Uniti d'America pochi giorni prima del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca. Apparentemente senza nessuna ironia. E allora ecco che il problema si fa serio e diventa globale. Il Canada prima, il golfo del Messico e il canale di Panama poi e infine la Groenlandia. Dichiarazioni di intenti o boutade provocatorie? Comunque quanto basta perché le parole (e i post social) di Donald Trump facciano agitare mezzo mondo che prontamente reagisce alle ingerenze del tycoon.

Se non fossero bastate le parole dell'altro giorno, Trump ha pubblicato sui social una mappa che mostra il Canada come parte degli Stati Uniti e ha scritto: «Oh Canada!». In un altro post l'immagine Usa e Canada è ricoperta dalla bandiera a stelle e strisce. La prima replica dei liberal canadesi è stata la stessa cartina ma con due scritte: «Stati Uniti» e «Non Stati Uniti», riferendosi al Canada. Già perché il vicino tranquillo e bonaccione dell'America non ha preso bene le dichiarazioni del presidente entrante. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha cassato senza mezzi termini l'ipotesi che il Canada diventi il 51º stato Usa. «Non c'è alcuna possibilità che il Canada diventi parte degli Stati Uniti», ha scritto via social. «I lavoratori e le comunità di entrambi i nostri Paesi traggono vantaggio dall'essere ciascuno il più grande partner commerciale e di sicurezza dell'altro», ha aggiunto il quasi dimissionario Trudeau. Trump ha tra l'altro minacciato di imporre dazi del 25% sulle importazioni dal Canada, che invia il 75% di tutte le esportazioni di beni e servizi proprio negli Usa. «Il Canada non sarà mai il 51º Stato. Punto e basta. Siamo un paese grande e indipendente», ha glissato il leader conservatore Pierre Poilievre.

Questioni economiche e geopolitiche sembrano essere alla base delle sparate di Trump. Se per quanto riguarda il cambio di nome al Golfo del Messico si tratta solo di un po' di megalomania, diverso il discorso riguarda il canale di Panama, al centro di interessi economici non secondari. «Ormai è della Cina», ha tra l'altro ammesso il tycoon rivendicandone il possesso. Ma i deputati dell'Assemblea legislativa del Costa Rica, per esempio, sono già sulle barricate. Respinte in toto le «minacce interventiste» di Trump e richiesta al ministero degli Esteri di esprimersi in difesa della sovranità del Paese centroamericano.

Ancora diverso e volendo più complesso il caso Groenlandia. L'isola infatti appartiene alla Danimarca, paese europeo e membro della Nato di cui gli Usa sono a tutti gli effetti l'azionista di maggioranza e quindi il caso non poteva non esplodere con reazioni assortite e molto chiare. No, Donald, non se ne parla. Al punto da costringere il segretario di Stato Usa Antony Blinken a precisare che «l'idea a proposito della Groenlandia non è ovviamente buona, ma forse, la cosa ancora più importante è che non si realizzerà». Del resto l'Unione Europea è stata da subito netta mentre la premier danese Mette Frederiksen quasi perentoria nel dire che «la Groenlandia non è in vendita», proprio mentre il figlio del capo, Donald junior, sbarcava in pompa magna sull'isola.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz precisa che «l'inviolabilità dei confini vale per ogni Paese» mentre il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot avvisa: «L'Ue non permette che un'altra nazione attacchi i suoi confini sovrani». Ad avere tutti contro Donald Trump è abituato e ne ha fatto parte della sua cifra esistenziale. Questa volta, forse, meglio per tutti che le sue restino solo provocazioni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica