Trump alla guerra con Biden (e i suoi accusatori). "Provvedimenti di grazia nulli, non li ha firmati"

Il tycoon accusa il suo predecessore di aver utilizzato l'autopen, strumento per riprodurre l'autografo. Ma è una prassi consolidata

Trump alla guerra con Biden (e i suoi accusatori). "Provvedimenti di grazia nulli, non li ha firmati"
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Non bastavano le guerre vere tra Ucraina, Gaza e Yemen, quelle commerciali con Cina ed Europa, e quelle ideologiche contro woke e buonisti di ogni sorta e quelle ai giudici federali. Ora, anzi, di nuovo, Donald Trump dichiara guerra al suo predecessore Joe Biden, a tutto il suo entourage e a chi, appoggiandolo, ha contrastato in qualche modo il tycoon. L'ultima di Trump è infatti quella di voler dichiarare «nulle, non valide e senza nessun effetto» le grazie concesse da Biden perché, a suo dire, non sarebbero state firmate con una vera penna ma con la cosiddetta «autopen», uno strumento meccanico che riproduce la firma di qualcuno. Non solo. Per rincarare ancora un po' la dose, The Donald spiega che «sleepy Joe» (l'addormentato Joe, come da lui appellato) non sapeva nemmeno dell'esistenza degli atti, instillando il dubbio di un possibile reato federale.

Nel mirino del tycoon in particolare le misure di grazia preventive a protezione dei componenti della commissione di inchiesta per l'assalto al Congresso che ha indagato contro di lui, a suo dire «il comitato dei banditi politici». «Biden non le ha firmate, e, cosa ancora più importante, non ne sapeva nulla. Non è una mia decisione, dipenderà da un giudice, ma io dico che sono nulle perché sono sicuro che Biden non avesse assolutamente idea di quello che stesse succedendo e che qualcuno ha usato l'autopen per firmare le grazie», ha scritto Trump in un infuocato post social.

Il presidente si riferisce ad un rapporto stilato dal centro studi conservatore Heritage Foundation che nei giorni scorsi ha denunciato come la maggior parte dei documenti ufficiali firmati dal presidente Joe Biden sono stati autenticati con una firma automatica generata da autopen e non di proprio pugno dall'ex presidente. «Chi controllava l'autopen, controllava la presidenza», ha scritto il think thank molto vicino a Trump, ipotizzando che Biden non fosse in grado di svolgere i compiti presidenziali per motivi di salute e che quindi avesse delegato anche le firme. Eppure negli Stati Uniti l'uso dell'autopen per firmare documenti ufficiali è pratica comune e consolidata, a patto che sia autorizzata, ovviamente, dal presidente in carica.

A Trump non sono mai andate giù le grazie firmate a favore dei suoi inquisitori Liz Cheney e Adam Kinzinger, entrambi ormai senza seggio al Congresso, ma anche quelle all'ex capo degli Stati Maggiori Riuniti Mark Milley e a Anthony Fauci, schierato apertamente contro il tycoon durante la pandemia, oltre a quelle firmate per il figlio Hunter e i membri della sua famiglia. Il report ha fatto incendiare Trump che come suo stile non si è risparmiato nelle accuse. «I documenti di grazia necessari non sono stati spiegati né approvati. Non ne sapeva nulla, e le persone che lo hanno fatto potrebbero aver commesso un crimine. I membri del Comitato dei falsi inquirenti, che hanno distrutto e cancellato tutte le prove ottenute durante la loro caccia alle streghe durata due anni contro di me e molte altre persone innocenti, devono capire che sono soggetti a un'indagine al massimo livello», attacca ancora Trump che conclude alzando ulteriormente il tiro. «Probabilmente sono stati proprio loro i responsabili di quei documenti firmati a loro nome, senza la conoscenza o il consenso del Peggior presidente nella Storia del nostro Paese, il Corrotto Joe Biden!».

In punta di diritto Trump sembra sbagliare. La Costituzione americana stabilisce infatti che il presidente abbia il potere di concedere la grazia e non sono previste misure per revocarle mentre sul come, firma o autopen, è facoltà unicamente del presidente decidere il metodo.

Il tema poi rischia di essere un boomerang per il tycoon dato che tra i primi atti ufficiali di Trump c'è stata proprio la grazia concessa a 1.500 persone, tra cui 1.250 già condannate, per l'assalto al Campidoglio nel gennaio 2021. Ma tra vere (da chiudere), commerciali e ideologiche (da alimentare), sembra sempre esserci spazio per una nuova guerra.

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