Trump ostinato. "Nemmeno la condanna può fermarmi"

"Non mollerò mai". All'indomani dei due comizi in Georgia e North Carolina, Donald Trump alza ancora la posta

Trump ostinato. "Nemmeno  la condanna può fermarmi"
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«Non mollerò mai». All'indomani dei due comizi in Georgia e North Carolina, i primi interventi pubblici dall'annuncio dell'incriminazione per le carte classificate portate a Mar-a-Lago, Donald Trump alza ancora la posta, dichiarando che non si ritirerà dalla corsa per il 2024 neanche se dovesse essere condannato. Il tycoon ha assicurato che non cederà di un centimetro in un'intervista a Politico a bordo del Trump Force One, di ritorno dai due eventi nei quali si è presentato come l'unico candidato del partito repubblicano in grado di vincere e «salvare gli Stati Uniti dalla Terza Guerra Mondiale».

Incriminato con 37 capi d'accusa, tra i quali spionaggio e ostruzione alla giustizia come Richard Nixon all'epoca del Watergate, l'ex presidente rischia la galera. Eppure nessuna legge americana gli impedisce di candidarsi alla Casa Bianca, anche se dovesse essere rinchiuso in un carcere. «Se fossi uno che lascia, non mi sarei candidato nel 2016. Tutti dicevano che era un'impresa impossibile», ha detto ancora Trump, dopo aver arringato una folla di suoi sostenitori repubblicani sfoderando tutti i classici della sua retorica: dai procuratori Jack Smith e Fanny Willis «squlibrati», a Joe Biden «corrotto» fino al dipartimento della giustizia «strumentalizzato» e usato come «arma» da un'amministrazione di «comunisti». «Non sono mai stato incriminato in vita mia. Adesso due volte in due mesi, è un atto politico», ha ribadito il tycoon nella sua intervista. Parole incendiarie che rischiano di alzare la tensione come quando a Columbus ha esortato i suoi chiamando quella di martedì nel tribunale di Miami «la battaglia definitiva», «the ultimate fight». Dal giorno della pubblicazione delle accuse, le forze di polizia nella città della Florida si stanno preparando ad ogni eventualità, soprattutto al rischio che fuori dalla corte arrivino gli estremisti Proud Boys, i sostenitori di Trump artefici dell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Il viale che porta al tribunale è stato già transennato e le autorità locali sono pronte a chiedere l'aiuto di quelle federali se fosse necessario, come il giorno della comparizione dell'ex presidente nel tribunale di Manhattan.

Se questa seconda incriminazione avrà gli effetti della

prima, il tycoon vedrà aumentare donazioni per le campagna e sondaggi a suo favore. A Politico, tuttavia, ha confessato: «Non mi interessa che i numeri salgano. Non voglio essere incriminato. Nessuno vuole essere incriminato».

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