Trump sta con Vance: "Europei parassiti"

Il tycoon attacca Bruxelles. E salva i suoi per lo scandalo dei piani militari in chat

Trump sta con Vance: "Europei parassiti"
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«Sono d'accordo con Vance, gli europei sono stati dei parassiti». Donald Trump non arretra di un passo sulla vicenda della fuga di notizie nella chat su Signal e rilancia i commenti al vetriolo espressi dal suo vicepresidente, scettico sulla necessità di usare la potenza militare Usa per colpire i ribelli Houthi in Yemen e garantire la libertà di navigazione nel Golfo. «Odio dover salvare l'Europa», aveva detto Vance. Parole che hanno suscitato la piccata reazione di Downing Street - «Lavoriamo a stretto contatto con gli Usa per la sicurezza in Medio Oriente e continueremo a farlo» - e quella ancora più decisa del ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Voglio ricordare a tutti che i nostri mercantili ce li proteggiamo da soli, con la nostra Marina militare che ha abbattuto diversi droni lanciati dagli Houthi contro di noi», la replica del capo della Farnesina.

In precedenza, Trump aveva assolto il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz, autore del pasticcio della chat. «Ha imparato la lezione ed è un brav'uomo», si è trattato dell'«unico intoppo in due mesi, e si è rivelato non grave», aveva detto il presidente, costretto ad intervenire di persona e di prima mattina ai microfoni di Nbc News. Appena poche ore prima, secondo indiscrezioni dei media Usa, Waltz era dato in rapida uscita, bollato dallo staff della Casa Bianca come un «fottuto idiota».

Trump ha preferito il colpo di spugna alla purga interna, che lo avrebbe costretto ad ammettere «l'incompetenza e la sciatteria», come l'hanno definita i Democratici, con la quale alcuni dei top gun della sua Amministrazione hanno gestito una delicata questione di sicurezza nazionale: dall'uso di un app di messaggistica commerciale, alla presenza di un giornalista nella chat. «Si tratta di uno sforzo coordinato per distogliere l'attenzione dalle azioni di successo intraprese dal presidente Trump e dalla sua Amministrazione per far pagare i nemici dell'America e mantenere al sicuro gli americani», ha incalzato la Casa Bianca con una nota, nel tentativo di gettare le responsabilità sugli avversari politici, al Congresso e tra i media.

A rendere ancora più imbarazzante la vicenda, il nome del giornalista inserito inavvertitamente da Waltz nella chat in cui lui e i vertici militari, di intelligence e sicurezza dell'Amministrazione, insieme al segretario di Stato Marco Rubio, discutevano dei piani di attacco Usa contro i ribelli Houthi in Yemen. Quel Jeffrey Goldberg, direttore del The Atlantic, che già ai tempi del primo mandato di Trump si era scontrato duramente col tycoon. Un giornalista «disonesto e altamente screditato» che «diffonde bufale», per il segretario alla Difesa Pete Hegseth, uno dei protagonisti della chat, che ha negato che nel gruppo «Houthi PC small group», del quale Goldberg ha rivelato gli scambi (ma non quelli più sensibili, in termini di intelligence e militari), siano stati discussi «piani di guerra».

Una difesa scomposta alla quale ha fatto seguito, martedì, l'audizione al Senato dei vertici delle agenzie di intelligence Usa. Un'apparizione già programmata in precedenza, che si è inaspettatamente trasformata in un facile tiro al bersaglio per i Democratici, grati per l'occasione che è stata offerta loro dallo scandalo.

Al fuoco di fila di domande dei senatori Dem la direttrice della National Intelligence Tulsi Gabbard e il direttore della Cia John Ratcliffe, anche loro protagonisti della chat, hanno risposto con una serie mortificante di «non so», «non ricordo», impossibilitati a scaricare su Waltz, già assolto da Trump, la responsabilità dell'incidente.

I due hanno rimandato al capo del Pentagono, Hegseth, le domande più imbarazzanti: «Chiedete a lui se le informazioni scambiate erano classificate».

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