Tsunami Omicron: quota 127mila casi. Un italiano su 76 oggi è contagiato

Record assoluto di casi e di tamponi fatti. Ma i ricoveri crescono più lentamente. Piemonte oggi in giallo, ma anche Lombardia, Lazio e Sicilia hanno numeri superiori ai limiti

Tsunami Omicron: quota 127mila casi. Un italiano su 76 oggi è contagiato

Quota centomila contagi non è stata superata, è stata demolita. Ieri 126.888 nuovi positivi, con un aumento del 29,44 per cento rispetto al giorno precedente. È chiaro che siamo alle prese con una bufera senza precedenti in termini puramente numerici, e dobbiamo soltanto sperare che si plachi al più presto. Basti dire che il record fino a qualche giorno fa erano i 40.902 casi del 13 novembre 2020. Ora siamo oltre tre volte tanto. E la percentuale di positivi rispetto ai tamponi refertati (record storico anche questo: 1.150.352) è elevatissima: 11,03 ogni cento. Fa ancora più impressione il numero di attuali positivi: 779.463. Non è il record assoluto (il 22 novembre 2020 erano poco sopra gli 800mila), ma con questo sprint il record dovrebbe essere battuto fin da oggi ed entro qualche giorno supereremo il milione di contagiati contemporanei. In pratica attualmente l'1,32 per cento degli italiani è infetto, uno ogni 76. Considerando familiari e contatti stretti, ci sono milioni di italiani alle prese con il virus. Siamo circondati, nessuno è al sicuro.

Per fortuna l'andamento dei ricoveri, pur in crescita, segue una curva più regolare. Ieri erano ricoverati in reparti ordinari 10.866 italiani, con un aumento di 288 unità rispetto al giorno precedente. Lo stesso 13 novembre 2020 erano 30.914, quasi tre volte di più. E ieri in terapia intensiva erano ricoverati in 1.226, 41 in più del giorno prima ma assai meno rispetto al 13 novembre 2020, quando erano 3.230. I ricoverati sono aumentati nell'ultima settimana del 24,58 per cento (da 8.722 a 10.866), i pazienti gravi del 19,84 per cento (da 1.023 a 1.226).

Insomma, la situazione è grave ma non seria. Lo dimostrano altri dati di non immediata lettura. Un anno fa, il 30 dicembre 2020, era ricoverato in reparti ordinari il 4,18 per cento dei contagiati e in terapia intensiva era relegato lo 0,47 per cento. Ieri invece era in ospedale l'1,39 per cento dei 767.371 contagiati attuali, e in terapia intensiva appena lo 0,16. Il che vuol dire che, grazie alle vaccinazioni e malgrado la grande contagiosità di Omicron, attualmente molti meno contagiati se la vedono brutta. E anche i decessi crescono con lentezza: ieri 158, otto in più del giorno precedente. Negli ultimi sette giorni ne sono stati conteggiati 1.002, la settimana precedente 944. L'aumento è appena del 6,14 per cento. Non c'è da gioire ma nemmeno da spaventarci. Il record di morti in un giorno in Italia è stato di 993 il 3 dicembre del 2020. E allora i contagi giornalieri erano 23.225. Insomma, allora c'erano 4,28 decessi ogni cento nuovi positivi, e ieri lo 0,12, trentaquattro volte inferiore.

Oggi è il giorno della cabina di regia, che dovrebbe determinare i passaggi di colore delle regioni. Ai sette territori già in giallo (Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e province di Bolzano e Trento) si dovrebbe aggiungere anche il Piemonte, che ha il 20,19 per cento di occupazione dell'area non critica (il limite è 15) e il 16,24 per cento di occupazione delle terapie intensive (il mite è 10). In base ai numeri attuali da noi elaborati però altre tre regioni hanno già superato i numeri del primo livello di allarme: la Lombardia (area non critica al 17,51 e terapie intensive al 13,33), il Lazio (rispettivamente 17,55 e 15,91) e la Sicilia (rispettivamente 20,28 e 10,70).

Sfiorano il giallo anche l'Emilia-Romagna, che ha le terapie intensive già in fuorigioco (13,61) ma si salva di un soffio per l'area non critica al 14,82: e l'Umbria, che supera il livello di allarme per l'area non critica (18,43 per cento) ma è ancora sotto il 10 per cento di terapie intensive (9,30). La Val d'Aosta invece ha il record di occupazione dell'area non critica (29,29 per cento) ma solo il 6,06 per cento di occupazione dei posti in terapie intensiva.

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