Continua la svolta autoritaria in Tunisia. L'unica speranza democratica dopo le primavere arabe vacilla. Il presidente Kais Saied ha proibito le manifestazioni ed esteso il coprifuoco su tutto il territorio nazionale, dalle 19 alle 6, fino al 27 agosto. La decisione arriva dopo che il Capo dello Stato aveva annunciato il congelamento per 30 giorni dell'attività parlamentare e la destituzione del premier Hichem Mechichi, del ministro della Difesa Brahim Berteji e della ministra della Giustizia Hasna Ben Slimane. Il partito islamista Ennahda ieri ha ribadito di considerare «incostituzionale» la decisione di Saied ma ha adottato un approccio più conciliante, invitandolo a revocare le misure ma chiedendo nuove elezioni
La dichiarazione è arrivata quando Ennahda ha chiesto ai suoi sostenitori di non riprendere il sit-in fuori dal Parlamento e di evitare proteste. Una fonte politica tunisina ha affermato che la vicina Algeria ha spinto sia Saied che i suoi avversari a fare un passo indietro da qualsiasi confronto per evitare un'ulteriore destabilizzazione o l'intervento di forze esterne. L'area all'esterno del palazzo del Parlamento, sede lunedì degli scontri tra centinaia di sostenitori di Ennahda e Saied, ieri mattina era vuota.
In base alle disposizioni di Saied però saranno vietati gli spostamenti tra le città e gli assembramenti al di fuori dell'orario consentito. Gli uffici delle amministrazioni saranno fermi per due giorni così da dare modo di organizzarsi per lo smart-working. Il capo di Stato, dopo un incontro con i leader sindacali, ha invitato la popolazione «a restare calma e non cedere alle provocazioni». Tramite la sua pagina Facebook, l'ex primo ministro Mechichi ha reso noto di «accettare le decisioni di Saied, augurando successo alla nuova squadra di governo». Ha concluso il post invocando la libertà della Tunisia e «gloria al suo popolo».
La crisi tunisina ha subito innescato reazioni negli altri Paesi. L'Italia ha espresso «preoccupazione per la situazione e per le sue potenziali implicazioni», rivolgendo «un appello affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto». Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha auspicato «il ritorno, al più presto, a un normale funzionamento delle istituzioni». Affermazioni simili arrivano dal segretario di Stato americano Antony Blinken che ha telefonato nella notte di lunedì al presidente tunisino e lo ha esortato a rispettare «i principi democratici e i diritti umani». Pure la Lega Araba ha augurato un ritorno rapido «alla stabilità e alla calma».
L'Unione europea ha fatto sentire la sua voce. Borrell ha dichiarato che «sta seguendo gli sviluppi in Tunisia con la massima attenzione. Chiediamo al più presto il ripristino della stabilità istituzionale, e in particolare la ripresa dell'attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l'astensione da ogni forma di violenza». Borrell ha insistito sul fatto che «la conservazione della democrazia e la stabilità del paese sono priorità» e ha sottolineato il «considerevole sostegno» fornito dall'Ue per aiutare il Paese alle prese con una profonda crisi finanziaria e la pandemia.
Sono infatti arrivati ieri gli aiuti dall'Italia al porto di Rades a Tunisi.
Si tratta della terza nave su cinque previste ed è composta da cinque container, contenenti ventilatori polmonari, mascherine protettive, guanti, camici chirurgici e gel igienizzanti. Ma dalla Tunisia ora il rischio è un boom degli sbarchi sulle coste italiane.
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