Una delle sorprese che potrebbe arrivare dalle elezioni dell'8-9 giugno è il risultato di Identity and Democracy, il gruppo europeo a cui aderisce la Lega che ambisce a portare una ventata di cambiamento (riprendendo il titolo della convention di ieri) a Bruxelles.
Secondo le proiezioni il gruppo di Id avrà una crescita notevole arrivando ad eleggere 81 europarlamentari e contendendosi con Renew (il gruppo di Macron) ed Ecr (i conservatori di Giorgia Meloni) il ruolo di terza forza nell'Europarlamento dopo popolari e socialisti.
In effetti, osservando le percentuali dei partiti che aderiscono a Identity and Democracy nei vari paesi europei, emerge una notevole e diffusa crescita dei consensi. L'ultimo caso è il Portogallo dove Chega!, il partito di André Ventura che è intervenuto ieri all'evento romano promosso dalla Lega, ha ottenuto un importante risultato alle elezioni portoghesi raggiungendo il 18%.
Tra i partecipanti a «Winds of change», Vlaams Belang, il partito fiammingo di Gerolf Annemans, secondo le proiezioni è la prima forza nelle Fiandre con il 23,5% dei consensi.
In Austria FPÖ, Freedom Party of Austria, di cui Harald Vilimsky è capo delegazione, viene quotato come primo partito con oltre il 28% dei consensi così come il partito olandese di Wilders che aderisce a Identità e Democrazia.
In Germania l'Afd, quotata al 16%, dovrebbe portare in dote al gruppo europeo ben 15 eurodeputati ma il contributo maggiore arriverà dal Rassemblemant National di Marine Le Pen, azionista di maggioranza con oltre il 30% di consensi in Francia e una proiezione di ben 28 europarlamentari.
Lecito chiedersi come verrà capitalizzato questo consenso elettorale, tutti i partiti aderenti a Id sono concordi sulla necessità di una maggioranza alternativa a quella attuale senza i socialisti e senza Ursula Von der Leyen presidente della Commissione europea come detto da Marine Le Pen.
L'obiettivo ideale del gruppo di Id sarebbe riproporre a Bruxelles il modello italiano, ovvero una grande alleanza di centrodestra, ipotesi che però si scontra con i numeri necessari per eleggere i commissari Ue. In ogni caso, in Europa gli accordi per votare i commissari si fanno dopo il voto e in questa fase di campagna elettorale è necessario concentrarsi sui voti (visto che in Italia c'è il sistema proporzionale) e sulle idee necessarie a convincere gli elettori.
Così, i partiti di Identità e democrazia mettono al centro della loro agenda la critica alle politiche dell'attuale Unione europea: difesa delle libertà, stop all'immigrazione irregolare, contrasto alle politiche green e alle follie del politicamente corretto sono i principali cavalli di battaglia. Identità, radici e libertà di espressione sono i leitmotiv che accomunano gli aderenti a Id che ambiscono a ritagliarsi un ruolo determinante negli equilibri europei.
Oltre al risultato delle elezioni di giugno, i leader delle forze sovraniste guardano con attenzione (e speranza) a cosa accadrà a novembre alle presidenziali negli Stati Uniti auspicando una vittoria di Donald Trump.
Non a caso ieri a Roma è intervenuto Vivek Ramaswamy, trumpiano di ferro, poiché un ritorno del tycoon alla Casa Bianca significherebbe anche un cambio di linea degli Stati Uniti e dell'Occidente in politica estera, in particolare nella guerra in Ucraina. Se l'obiettivo di Trump è modificare le politiche dell'amministrazione Biden, i partiti sovranisti vogliono invece cambiare l'Unione europea. Venti di cambiamento soffiano sull'Europa?
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