Le correnti della minoranza Pd dove si annidano i franchi tiratori

Bersaniani, cuperliani, civatiani e lettiani, tutti pronti a far fuori Renzi nel segreto dell'urna per l'elezione del nuovo Capo dello Stato

Le correnti della minoranza Pd dove si annidano i franchi tiratori

Giorgio Napolitano si è dimesso e tra quindici giorni inizieranno i giochi per eleggere il suo successore. Matteo Renzi è convinto che sarà eletto alla quarta votazione anche perché il premier non vuole certo bruciarsi come successe a Pier Luigi Bersani.

Il rischio che anche stavolta il Partito Democratico sia vittima dei franchi tiratori è legittimato non solo dalle continue fibrillazioni tra la maggioranza e la minoranza del partito ma soprattutto dal nutrito numero di correnti presenti tra i 450 delegati che faranno parte dell’Assemblea che eleggerà il nuovo Capo dello Stato. Se, infatti, il governo è a maggioranza renziana, il Parlamento rispecchia le scelte fatte da Bersani in occasione delle Politiche del 2013. La corrente più consistente è proprio quella bersaniana, chiamata Area riformista, nata il 28 aprile scorso al teatro Eliseo di Roma. È composta da almeno un’ottantina di parlamentari tra Camera e Senato e, oltre all’ex segretario, ha come principale punto di riferimento il capogruppo di Palazzo Montecitorio Roberto Speranza. Altri esponenti di questo “sottogruppo” come Micaela Campana fanno parte della segreteria nazionale oppure del governo come nel caso del sottosegretario Paola De Micheli e, stando alle ultime dichiarazioni, appaiono più renziane di Renzi. Area riformista, ufficialmente, candida al Quirinale Romano Prodi ma non è escluso che, alla fine, possa trovare un’intesa col premier come è già avvenuto nel caso del job act.

Chi sembra, invece, non voler fare concessioni al premier è Sinistra Dem, la corrente capeggiata da Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre e Davide Zoggia, a cui fanno riferimento una sessantina di parlamentari che mal digeriscono le larghe intese. Il loro deus ex machina è Massimo D’Alema che ha sempre ambito arrivare al Colle e che ha come nemico giurato proprio l’attuale premier. Sempre della minoranza fanno parte i “giovani turchi” di “Rifare l’Italia” del presidente del partito Matteo Orfini e del ministro della Giustizia Andrea Orlando. In tutto una ventina di parlamentari che rappresentano l’area meno antirenziana della minoranza che sta acquisendo potere soprattutto a livello locale, come dimostra la nomina dello stesso Orfini a commissario straordinario del partito capitolino. I più agguerriti contro il premier saranno, molto probabilmente, i civatiani contrarissimi al patto del Nazareno e i lettiani che ancora non hanno digerito lo spodestamento del loro leader da Palazzo Chigi. Una pattuglia di circa 30/40 parlamentari che potrebbero essere decisivi. Elisa Simoni, cugina di Matteo Renzi che nelle ultime due primarie si è schierata contro di lui, è invece la portavoce di Carta 22 aprile, una corrente che si definisce "napolitaliana" perché prende come punto di riferimento il discorso d'insediamento dell'ormai ex capo di Stato. Ne fanno parte gli ex lettiani Gian Pietro Dal Moro e Francesco Sanna e alcuni ex bersaniani.

Attorno a Beppe Fioroni, invece, sta nascendo una corrente centrista, denominata giornalisticamente Pop-dem ma che in realtà si chiama Amici dem. È una sorta di area cuscinetto nata sotto l’ala protettiva del fidatissimo Lorenzo Guerini che potrebbe risultare decisiva nel segreto dell’urna.

I parlamentari più fedeli al premier sono più di 150, ma solo un terzo di questi si può definire "renziano della prima ora", mentre gli altri sono o bersaniani pentiti o fanno parte di Area dem, la corrente del ministro della Cultura Dario Franceschini che è dato tra i papabili in corsa per il Quirinale.

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