È una storia double face. Per i pm di Palermo la vicenda della nave Open Arms è quella di un sequestro lungo 19 giorni, dal 1 al 20 agosto 2019: solo quel giorno si chiude con la discesa a terra il dramma dei 147 profughi, ostaggi dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Ma se si legge in controluce quel che è successo, si scopre una prospettiva opposta, sostenuta dalla difesa del leader della Lega: Salvini non aveva alcuna intenzione di sequestrare l'imbarcazione e i migranti provati dalle traversie per terra e per mare, semplicemente la Open Arms ingaggiò un corpo a corpo furibondo con il Viminale, rifiutando scientificamente tutte le alternative che via via si ponevano. Insomma, il presunto sequestratore si trovò i sequestrati in casa, ovvero in Italia, contro la propria volontà, dopo aver fatto di tutto per mandarli altrove e per non imprigionarli sullo scafo, anche se pure questo punto appare assai labile. Una suggestione o poco più: il medico aveva il potere di interrompere in qualunque momento quel braccio di ferro, ordinando l'evacuazione.
Ma procediamo con ordine.
La Open Arms batte bandiera spagnola. Perché non va in Spagna? Due giorni di navigazione, forse tre e ce l'avrebbe fatta. Erano troppi? Attenzione alle date: il primo intervento di salvataggio è il 1 agosto 2019 in acque SAR (Searxh and rescue) libiche, Madrid suggerisce di andare in Tunisia, a bordo rifiutano. Il 2 agosto c'è il secondo intervento, al confine fra le acque Sar libiche e maltesi. Che fare? Andare in Spagna o a Malta o a Tunisi? No e poi no. Open Arms vuole l'Italia e solo l'Italia ed è a Roma che viene chiesto il Pos, tecnicamente place of safety, insomma il porto sicuro. Il presunto sequestratore, l'Italia, scappa e non ne vuole sapere, ma Open Arms non cede. La Spagna non è così lontana, una manciata di giorni, ma l'ipotesi resta confinata nella fiction. Open Arms si pianta lì in mezzo e insiste con Roma che rifiuta. Si può biasimare il Viminale, ma quella è una decisione politica, quella dei porti chiusi, condivisa fino a un minuto prima dal governo Conte e dai ministri 5 Stelle.
Ora però la musica è cambiata, il Conte I si sta sfasciando fra liti e rancori, e i 5 Stelle fanno bye bye all'ex compagno di navigazione. Alla partita fra Salvini e l'ong spagnola si aggiunge quella fra gli alleati di un governo ormai a pezzi e in rotta di collisione.
Il non sequestro va avanti: Salvini segue la sua linea politica, sprangando idealmente le frontiere, Open Arms fa di tutto per cacciarsi in trappola. Il 4 agosto non succede nulla, così il 5, il 6 e il 7, l'8 e il 9. Anzi no, la situazione fatalmente si deteriora, e il 9 a salire a bordo, con tutta l'indignazione della star di Hollywood, è nientemeno Richard Gere, seguito da telecamere e fotografi.
Per essere un sequestro con una possibile condanna a 6 anni, bisogna ammettere che è anomalo. Il 10 agosto c'è il terzo intervento: vengono soccorsi 39 naufraghi e Malta si offre di venirli a prendere. Il comandante dice no: gli altri potrebbero prenderla male con conseguenze imprevedibili. La nave dei rifiuti si avvicina a Lampedusa e il non sequestro diventa infine un sequestro. Lo sbarco avviene il 20, ovviamente in Italia.
Diverse persone vengono portate via prima perché stremate e in non buone condizioni di salute.
È un altro passaggio paradossale: dopo i no alle rotte non italiane, la nave non invia i report medici che avrebbero permesso, se ci fosse stato un quadro generale sconfortante, l'evacuazione generale per l'emergenza sanitaria. Non c'è nemmeno quella. Resta solo il sequestro della nave che il presunto sequestratore ha cercato in tutti i modi di dirottare altrove.
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