Il nuovo regime sui pagamenti in contanti (limite a 2.000 euro) è entrato in vigore ieri, la prossima tappa è già in programma con un'ulteriore stretta (dal 2022, 1.000 euro come tetto massimo per le transazioni «cash») e già il governo pensa di aggiungere un'altra stretta. Peccato che questo tipo di strumenti non si discosti molto da quelli già utilizzati. Di scarsa efficacia, secondo molti.
Un giudizio poco lusinghiero arriva da chi la lotta all'evasione la conosce bene. Ad esempio in un articolo scritto da dai generali della Guardia di Finanza Michele Carbone, comandante Aeronavale centrale e Giorgio Toschi (nel tondo), che ha guidato le Fiamme Gialle fino all'anno scorso e oggi è anche componente del Consiglio di Stato. Nello scritto, significativamente intitolato «La lotta al contante nel labirinto normativo» pubblicato nel primo numero del 2020 della Rivista della Guardia di Finanza, i due generali di Corpo d'Armata passano in rassegna l'evoluzione caotica della normativa.
Banconote e monete sono diventate «sorvegliate speciali» dagli anni Settanta, con l'obiettivo di frenare il riciclaggio di denaro sporco, poi per recuperare evasione fiscale, con continue modifiche alla soglia massima dei pagamenti, decise peraltro quasi sempre per decreto. Metodo che suscita «perplessità».
Anche l'ultimo intervento, la diminuzione del tetto da 3.000 a 2.000 euro, è stato deciso con il decreto fiscale. Le ragioni di un provvedimento d'urgenza per Toschi e Carbone appaiono «del tutto contraddittorie», anche perché la decorrenza delle nuove soglie è nove mesi dopo l'approvazione del dl per quanto riguarda la prima e addirittura gennaio 2022 per la seconda.
Il tetto, poi, non è un obbligo europeo, sottolinea l'articolo. Le raccomandazioni della Commissione prevedono semmai «l'obbligo di accettazione» di monete e banconote, anche di grande taglio e «ad oggi non esiste una normativa comunitaria che fissi erga omnes specifiche restrizioni». Gli Stati possono fissare un limite, ma «nelle cinque direttive in materia di antiriciclaggio» fino ad oggi adottate «non ha mai fissato una soglia comune del limite del contante». Solo i 10mila euro oltre i quali scattano i controlli anti terrorismo, ma non un unico tetto.
Nello scritto Toschi e Carbone ricordano come la stessa Commissione europea inviti a non sottovalutare «che disposizioni nazionali divergenti sui pagamenti in contanti falsano la concorrenza nel mercato interno», facendo fuggire imprese.
Sarebbe quindi «opportuno» che l'Ue «possa fissare preferibilmente a mezzo di regolamento, la restrizione del denaro contante attraverso l'indicazione di una soglia di riferimento comune».
Magari tenendo conto delle indicazioni della Bce, che ha sottolineato come «la possibilità di pagare in contanti» rimanga «particolarmente importante per taluni gruppi sociali». Ad esempio gli anziani.
Che il contante, sempre secondo la Bce, è una forma di pagamento «ampiamente accettata» e «rapida» l'unica che «non consente legalmente di imporre tariffe per il suo utilizzo», che non richiede «un'infrastruttura tecnica».
La soluzione è «un assetto normativo tributario stabile, semplificato, in linea con le moderne capacità di
produzione della ricchezza, incentrato su un conveniente contrasto di interessi» e una «permanente educazione alla legalità». Ricetta che non prevede necessariamente tetti al contante. Parola di generali della Guardia di Finanza.
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