Tutti i rischi del nuovo codice della strada. Equiparare gli antidepressivi alle droghe

Con l'articolo 187 multe, arresto e perdita della patente per chi guida alterato. Ma le tracce restano per giorni nel corpo

Tutti i rischi del nuovo codice della strada. Equiparare gli antidepressivi alle droghe
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«Qui si blocca l'Italia» ci dice, esagerando, uno psichiatra che al pari altri medici e farmacisti non vuole saperne di metterci nome e cognome: la privacy, il segreto professionale, queste cose. Sta di fatto che, secondo loro, l'articolo 187 del nuovo Codice della Strada potrebbe multare e arrestare mezzo Paese, e pure levargli la patente: perché non distingue più tra chi guidi in stato di palese alterazione (nel senso che si vede, si nota) e chi appaia lucidissimo ma risulti che abbia in corpo delle sostanze stupefacenti o «psicotrope», assunte magari giorni prima: le tracce di queste sostanze sono l'unico criterio di accertamento, e insistiamo con le virgolette perché significa mettere su un medesimo piano un ubriaco, un cocainomane e chi abbia assunto degli antidepressivi, o dei tranquillanti, o delle pillole per dormire prese magari 48 ore prima.

Parliamo, in altre parole, di chi abbia assunto delle cosiddette benzodiazepine, di cui rimane traccia per giorni, e sotto il cui ombrello rientrano i più comuni ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell'umore, antipsicotici, ipno-inducenti e altro ancora: se anche il loro effetto fosse terminato da un pezzo, il problema è che le tracce restano ci sono ancora e sono rilevabili. Sì, è un problema, considerando che secondo Eurispes un italiano su cinque assume questo tipo di farmaci: ma vi è da presumere che siano molti di più, visto che da decenni sono divenuti così comuni al punto che molti farmacisti, ai clienti abituali, spesso li allungano anche senza ricetta.

In sintesi: se due giorni fa tu hai assunto una pillola per dormire, tu per noi sei come un cocainomane o impasticcato qualsiasi, cortesemente seguici in caserma. Possibile? Sì e no. Sui quotidiani si è dato allo spazio a una protesta di Vasco Rossi (ovviamente controproducente) e su un noto giornale online, pochi giorni fa, compariva una letterina che chiedeva all'esperto: «Chi guida dopo aver assunto un farmaco tipo Xanax, Tavor e simili sarà punibile allo stesso modo di chi ha assunto cannabis, cocaina e simili?»; risposta di un avvocatone: «Per effetto della riforma, il conducente del veicolo potrebbe incorrere nelle sanzioni semplicemente per aver assunto medicinali contenenti sostanze psicotrope, senza che ciò abbia causato un'alterazione del comportamento di guida. Si deve inoltre considerare che dette sostanze sono rintracciabili anche a distanza di tempo nei fluidi corporei. Allo stato, il citato articolo non opera alcuna distinzione tra sostanze stupefacenti e psicotrope».

Il 16 dicembre, finalmente, il ministero dei Trasporti ha dato dei chiarimenti che però hanno chiarito sino a un certo punto: a chi chiedeva lumi soprattutto sulla solita cannabis terapeutica (che usano in tre gatti) il ministero ha precisato che gli italiani potranno continuare a seguire le proprie «terapie» sotto controllo medico e senza divieto di guida, bensì con una «necessaria ponderazione caso per caso». Caso per caso. Sotto controllo medico.

In teoria basterà mostrare la ricetta dei medicinali assieme alla patente. Secondo dati ufficiosi, 17 milioni di italiani (al netto dei drogati, quelli veri) sono avvertiti, in primis i principali consumatori di benzodiazepine: che sono donne, anziani e ragazzi post-Covid.

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