Ubriaca ma consenziente: non è stupro

Due giovani assolti dall'accusa di violenza sessuale. La 18enne era stata filmata

Ubriaca ma consenziente: non è stupro
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Una sentenza destinata a far discutere, come già accaduto in primo grado, che assolve due uomini dall'accusa di stupro perché la vittima, benché fosse ubriaca, era consenziente durante il rapporto sessuale ripreso con un telefonino. La vicenda risale a 8 anni fa. Ieri la Corte d'appello di Bologna ha confermato l'assoluzione pronunciata dal Tribunale di Ravenna nei confronti di un 34enne di origine romena e di un 35enne di origine senegalese, ex calciatore del Ravenna, dall'accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una 18enne conosciuta in un locale di Marina di Ravenna la sera del 5 ottobre del 2017.

La Procura generale aveva chiesto di condannare i due imputati a 7 anni e a 4 anni di reclusione. Invece per i giudici «il fatto non costituisce reato». La stessa formula piena scelta in primo grado. Allora le polemiche non mancarono, soprattutto quelle delle associazioni per il contrasto alla violenza sulle donne che contestarono le motivazioni usate dal Tribunale di Bologna per scarcerare i due giovani: «Pur avendo bevuto molto e trovandosi in uno stato di non piena lucidità, la ragazza era pienamente in grado di esprimere un valido consenso al rapporto sessuale e lo ha espresso». In appello i giudici hanno inquadrato nello stesso modo l'episodio avvenuto in un appartamento dove la 18enne era stata accompagnata a spalla dopo una serata in un locale di Ravenna durante la quale aveva bevuto molto, anche superalcolici: prima infilata sotto la doccia e filmata, la giovane aveva poi avuto un rapporto sessuale con il 34enne, un commerciante di auto usate, mentre l'ex calciatore incitava e riprendeva la scena con il suo smartphone, salvando poi tre video sul suo telefono. Dopo la nottata, la ragazza era andata dalle forze dell'ordine accompagnata dal suo fidanzato per denunciare tutto, anche se ricordava solo frammenti della serata. Sulla base delle sue dichiarazioni e soprattutto delle immagini, due diversi gip avevano applicato a entrambi i sospettati la custodia cautelare in carcere. Poi, però, la versione dello stupro è stata sconfessata in aula, a partire dal Riesame bolognese che ha scarcerato i due accusati i quali hanno sempre sostenuto che la ragazza era consenziente. Stessa storia in primo grado e ora in appello. Diversi dettagli hanno convinto i giudici che non ci sarebbe stata coercizione. Secondo le motivazioni della prima assoluzione, 15 minuti prima di avere il rapporto la 18enne aveva parlato al telefono con gli amici e con la madre, dimostrandosi pienamente in sé e in grado di esprimere validamente un consenso. Determinanti sono stati i video, dai quali non emergono «costrizioni» o «manovre seduttive, istigative o persuasive» del 34enne, né «passività inerte o incoscienza della vittima». Per i giudici, insomma, pur ritenendola un'azione deprecabile, il filmare docce e rapporto non avrebbe agevolato la violenza.

Contrariamente a quanto ritenuto dalla pm Angela Scorza, che aveva presentato appello parlando di «scena raccapricciante» e «stato di inconfutabile incoscienza» di una ragazza «completamente indifesa» e in balia del «comportamento denigratorio dei presenti».

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