In Procura a Busto Arsizio (Va) la definitiva svolta delle indagini è arrivata a notte fonda, quasi all'alba di venerdì, con la confessione dei due «pali». Ma da lì in poi le rivelazioni sono state come le acque che hanno fatto breccia nelle crepa di una diga, inarrestabili. «Circa tre mesi fa, la signora Adilma, a me nota come Adi, mi aveva detto personalmente che non sopportava più il marito e che per questo lo voleva uccidere». Mirko Piazza, 44 anni, incensurato e residente a Parabiago - una trentina di chilometri a nord-ovest di Milano - è una delle sei persone fermate dai carabinieri della Compagnia di Legnano per l'omicidio di Fabio Ravasio (nella foto), travolto e ucciso il 9 agosto da una Opel Corsa nera proprio a Parabiago a conclusione di un piano omicida architettato secondo gli inquirenti dalla convivente Adilma Pereira Carneiro, volitiva 49enne, nata a San Paolo del Brasile e madre di nove figli, gli ultimi due riconosciuti appunto dal povero Ravasio.
Adilma voleva ereditare i beni del compagno, che non erano esattamente poca cosa, circa tre milioni di euro. E per farlo avrebbe promesso addirittura «un appartamento» a ciascuno dei complici che l'avessero aiutata a portare a termine la sua missione assassina. Lo ha spiegato Fabio Lavezzo, altro «palo» della banda insieme a Piazza nonché da quattro mesi fidanzato della figlia maggiore della sudamericana.
Queste ammissioni hanno dato la stura necessaria all'inchiesta su quello che all'inizio era sembrato semplicemente l'investimento di un pirata della strada. Ed è così che il pm Ciro Caramore ha potuto cominciare a disporre i fermi dei presunti responsabili del delitto, a cominciare proprio dalla «vedova nera». Adilma, da tanti anni in Italia e con un vecchio ma importante precedente di droga, è anche intestataria, sempre grazie alla benevolenza del compagno ucciso, di una società di compravendita di immobili.
Piazza e Lavezzo hanno spiegato agli investigatori che l'ultima riunione prima dell'omicidio di Ravasio, si è tenuta la sera del 2 agosto nella cucina della casa di Adi insieme a Massimo Ferretti, 47 anni, titolare di un bar e amante della donna e a Marcello Trifone, 51 anni. «Tutti accettammo di partecipare all'omicidio... Adi lo progettava da mesi, parlandone proprio nel bar di Ferretti».
Adilma dice ai complici che da circa un mese il marito si reca in ufficio a Magenta (Milano) in sella alla sua mountain bike, quindi lei sa bene che strada fa l'uomo per tornare a casa e decide che dovrà essere investito il 9 agosto. «Secondo il piano io e Lavezzo avremmo dovuto appostarci lungo il tragitto per dare indicazioni sul passaggio della bici di Ravasio».
Le indagini hanno ricostruito che la Opel Corsa che ha ucciso Ravasio era guidata quella sera da uno dei figli di Adilma, Igor Benedito, 25 anni che era in macchina con Marcello Trifone e che è il sesto
arrestato. L'auto era della donna ed era stata lei, questa «mantide» brasiliana, a cambiare alcune lettere della targa prima dell'investimento, proprio per evitare che le immagini delle telecamere la ricollegassero a lei.
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