Uccisa a calci e pugni. E quando Massimo Malavolta, 48 anni, capisce di aver ammazzato la moglie, chiama il padre. «Papà corri, Emanuela sta male, non respira». La vittima di femminicidio numero 108 dall'inizio dell'anno si chiamava Emanuela Massicci, 45 anni, maestra d'infanzia, impiegata in una ditta, la Ipsa, nella zona dove abitava nel Comune di Castignano, provincia di Ascoli Piceno. Massacrata di botte a mani nude e con una furia disumana dal marito, con i figli di 10 e 11 anni in casa. Per poi tentare di togliersi la vita tagliandosi le vene. I carabinieri arrivano sul posto alle 7 di ieri, lungo la provinciale 73. Gli aprono i bambini ma devono sfondare la porta della camera matrimoniale in cui Malavolta è barricato. Qui c'è la vittima, oramai senza vita, con accanto il suo assassino mezzo svenuto sul letto in un lago di sangue. «Si è chiuso dentro appena ha sentito la parola carabinieri - spiegano i militari -, abbiamo chiesto l'intervento dei vigili del fuoco per entrare nella stanza».
Non dice una sola parola e, semicosciente, viene trasportato all'ospedale Costanzo Mazzoni di Ascoli per le ferite riportate. Stabilizzato, bloccata l'emorragia, non è in pericolo di vita. In paese, nella frazione di Ripaberarda, i vicini raccontano di una famiglia, di una coppia, tutto sommato tranquilla. Nessuna denuncia per maltrattamenti o altro. Almeno nei confronti della moglie. Però Malavolta, operaio in una piccola industria del territorio, nel 2015 finisce agli arresti domiciliari in seguito a una denuncia per lesioni aggravate e atti persecutori nei confronti di una donna, tra l'altro con disabilità. Inchiodato dalle prove e reo confesso, nel 2016 viene condannato dal Tribunale di Ascoli a due anni di carcere in virtù di uno sconto di pena di un terzo per rito abbreviato. Sentenza poi riformata in secondo grado dalla Corte d'Appello di Ancona che derubrica il reato in atti persecutori, riducendo ancora la condanna a sei mesi e 20 giorni di reclusione, pena sospesa. Condanna diventata definitiva nel giugno 2018. «Non gli è servita a niente - commentano i vicini -, andava fermato prima che facesse tutto questo a quella povera donna. Il loro matrimonio e il loro rapporto si era compromesso da tempo. I segnali di allarme c'erano tutti». Moglie e marito, con i loro figli, vivevano in una palazzina abitata anche dai genitori di lei che gestiscono una trattoria, l'Osteria del Pelo, al piano terra, mentre il padre di lui vive poco distante. I ragazzini, che dormivano nella stanza accanto, non si sarebbero accorti di nulla fino all'arrivo delle forze dell'ordine. Il Tribunale dei minori li ha affidati ai nonni materni. Dall'esame medico legale sulla vittima vengono riscontrate «numerose tumefazioni al volto e in varie parti del corpo». La donna «non presentava, salvo successivi approfondimenti, lesioni vitali da colpi di coltello».
Ad accertare le cause esatte della morte sarà l'autopsia disposta dalla Procura nei prossimi giorni. «Addio per sempre - posta il fratello, Andrea Massicci, sui social -, grazie di tutto quello che hai fatto per noi. Rimarrai sempre vicino a me».
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