Uccise e fece a pezzi una giovane mamma. Sarà il primo killer a essere "reinserito"

Davide Fontana, l'assassino di Carol Maltesi, avrà accesso alla "giustizia riparativa". Mai attuata in Italia, non comporta sconti di pena. "Sconvolti" i parenti della vittima

Uccise e fece a pezzi una giovane mamma. Sarà il primo killer a essere "reinserito"
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È stato ammesso al programma di giustizia riparativa Davide Fontana, il bancario 45enne condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l'omicidio di Carol Maltesi avvenuto a Rescaldina, nel Milanese, l'11 gennaio 2022. La donna, 25 anni e un figlio di sei, è stata massacrata, fatta a pezzi e i suoi resti sono rimasti nascosti in un freezer per tre mesi, poi gettati.

La giustizia riparativa è un istituto introdotto dalla legge Cartabia nel 2021, non prevede alcuno sconto di pena o beneficio carcerario. Questa è la prima volta che viene applicata a un caso di omicidio (l'istanza di Benno Neumair, condannato all'ergastolo per l'omicidio dei genitori, è stata rigettata). La Corte d'assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Giuseppe Fazio, ha accolto la richiesta di Fontana. La decisione è stata presa lo scorso 20 settembre ed è stata riportata dal Giorno.

«Il mio assistito e tutti i famigliari di Carol Maltesi non vogliono in alcun modo incontrare Davide Fontana», ha spiegato l'avvocato di parte civile Manuela Scalia, che assiste Fabio Maltesi, padre di Carol. L'udienza per discutere l'istanza di Fontana si era tenuta lo scorso 15 settembre, nessuna delle parti civili era presente in aula. «Ho avvisato il mio assistito, che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte - prosegue il legale -. Si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere a un percorso simile». Da parte sua il difensore del 45enne, l'avvocato Stefano Paloschi, sottolinea: «Di certo si crea un precedente. Il caso del mio assistito è stato trasmesso al Centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale di Milano. Non c'è una tempistica che possa fissare la mediazione, questo potrebbe essere un caso pilota».

Più nel dettaglio quello che ha deciso il Tribunale di Busto Arsizio è l'autorizzazione all'invio della richiesta di Fontana a uno dei centri istituiti della nuova norma. Gli esperti del centro, in particolare i mediatori, vaglieranno la domanda e decideranno se ammettere l'imputato al programma e il contenuto dello stesso. L'accesso alla giustizia riparativa non ha effetti sulla vicenda penale, anche se l'eventuale percorso verrà descritto in una relazione finale che sarà trasmessa ai giudici, né è alternativo alla detenzione, ma procede in parallelo. «Consiste - spiega la legge - nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità». Quali siano le tempistiche dell'applicazione e come si traduca in concreto tale percorso del tutto nuovo non è in questo momento troppo chiaro. Anche perché i contenuti del programma vengono stabiliti caso per caso. Sulla carta la «risoluzione del conflitto» coinvolge la vittima del reato o i suoi familiari, ma in questa vicenda non sarà possibile perché i parenti di Carol si sono già rifiutati. Dovrebbe nascere un dialogo, con l'aiuto dei mediatori, tra il reo e, se non la sua vittima, il tessuto sociale che lui ha danneggiato con le proprie azioni violente. Visto il tipo di crimine commesso, Fontana potrebbe ad esempio essere mandato a fare il volontario in un centro anti violenza.

Lo stesso imputato aveva dichiarato in aula di «provare un gran bisogno di riparare» alla propria condotta e aveva chiesto che gli fosse permesso «di fare qualsiasi cosa, di seguire programmi e percorsi, qualsiasi cosa sia possibile fare verso i parenti di Carol e anche verso altre associazioni».

I giudici che hanno dato il via libera all'invio della domanda hanno verificato la sussistenza delle due condizioni necessarie: che la giustizia riparativa sia «utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede» e che non comporti «un pericolo concreto per gli interessati e per l'accertamento dei fatti».

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