Ventinove città allagate e una chiazza di petrolio di almeno 150 tonnellate che viene trasportata dalla corrente verso il Mar Nero: è l'olio da turbina della centrale idroelettrica distrutta. Centinaia di migliaia di persone senza acqua potabile. Almeno 42mila, su entrambe le sponde del Dnipro, che rischiano di essere travolte dalle inondazioni e attendono di essere evacuate. Poi le mine degli invasori russi dissotterrate dall'acqua, nascoste nel fango, un pericolo mortale per abitanti e soccorritori, secondo l'unità di sminamento della Croce Rossa internazionale. È un bilancio catastrofico quello che si tira in Ucraina dopo l'esplosione e la distruzione della diga e della centrale idroelettrica di Nova Kakhovka, entrambe sotto il controllo russo, nella regione di Kherson, Ucraina meridionale. Il bilancio dei morti è ancora incerto. Secondo i racconti dei soldati di Kiev, la furia dell'acqua ha ucciso diversi militari russi. E il suo livello continua a salire, minacciando i civili ucraini. Era di oltre due metri ieri a Kherson, di 70 centimetri a Mykolaiv. E nelle aree del bacino idrico, in cui il livello dell'acqua è sceso, si registra una strage di pesci, mentre si trema per le conseguenze sui corridoi del grano, a causa dell'interruzione di 31 sistemi di irrigazione, e per la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky accusa Mosca di «ecocidio», un crimine di guerra - come lo definisce anche Berlino - «una bomba ambientale di distruzione di massa», «deliberata e pianificata da tempo dalla Russia». Una catastrofe ecologica che rischia di essere «peggio di Chernobyl», denuncia Ostap Semerak, ex ministro ucraino dell'ecologia. Il premier Denys Shmyhal conferma: Mosca ha causato «uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi decenni». Kiev citerà la Russia alla Corte penale internazionale. Ma c'è di più: «Nella parte occupata, i russi non provano nemmeno ad aiutare la gente», attacca Zelensky, mentre gli ucraini salvano pure gli animali.
Kiev non ha dubbi sulla responsabilità dell'attacco. Ma stabilirne la paternità è l'occasione dell'ennesimo scontro con Mosca. Di mezzo c'è la Crimea, il cui rifornimento idrico dipende in gran parte da un canale della diga. Chiuderne i rubinetti avrà conseguenze strategiche. Ma per chi? Secondo il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, il disastro sarebbe stato provocato da un'esplosione nella sala macchine della diga provocata da militari della 205ma Brigata motorizzata dell'esercito russo. Le autorità filorusse locali hanno invece parlato di un bombardamento con razzi compiuto dagli ucraini intorno alle 2 del mattino e Vladimir Putin si è scomodato ieri per definire «la barbara distruzione» un «buon esempio della pericolosa scommessa sull'escalation delle autorità ucraine», suggerite dai «curatori occidentali». Eppure il governatore dell'amministrazione di Kherson, che la Russia ha imposto nella regione, ammette: la distruzione offre un vantaggio militare tattico alla Russia. E molti esperti sono d'accordo con i funzionari ucraini citati dal Nyt: l'esplosione sarebbe avvenuta dall'interno. Un attacco dall'esterno non avrebbe causato questi danni.
La Casa Bianca non si sbilancia. «Stiamo facendo del nostro meglio per valutare», spiega il portavoce del Consiglio di sicurezza, John Kirby. Come il premier inglese Rishi Sunak, in visita negli Usa: «Non abbiamo prove contro Mosca». Ma l'intelligence - dicono fonti dell'amministrazione alla Cnn - propende per la colpevolezza russa. Secondo la tv Usa, la diga era danneggiata da giorni, anche se non si può stabilire se il danno ha avuto un ruolo nel crollo.
Fra i due litiganti si inserisce ancora il presidente turco, che ha parlato sia con Putin che con Zelensky al telefono (quest'ultimo ha sentito anche Macron). Erdogan invita a un'inchiesta esaustiva sull'esplosione: «È importante che non lasci spazio a dubbi». Il «Sultano» propone una commissione con esperti russi e ucraini, dell'Onu e della comunità internazionale, compresa la Turchia pronta «a fare la sua parte».
E rilancia l'idea del negoziato, che «dovrebbe essere dominante per prevenire la perdita di vite». Ma la guerra prosegue cruenta, anche se Zelensky sostiene che la controffensiva non è cominciata. Oggi la Commissione Nato-Ucraina si riunirà per discutere del colpo alla diga, l'ultimo dei disastri.
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