Udienza Santanchè rinviata di due mesi. E l'Inps risarcito esce dal processo

Il legale della ministra smentisce la procura: "Non c'è alcun pericolo di prescrizione"

Udienza Santanchè rinviata di due mesi. E l'Inps risarcito esce dal processo
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«Non c'è pericolo di prescrizione», dicono i legali di Daniela Santanchè (nella foto). «Non è vero, tra due anni scatta la prescrizione», ribatte la Procura. E così nel processo al ministro del Turismo fa irruzione il sospetto dei pm, reso esplicito nell'udienza di ieri, che la strategia difensiva punti solo a tirare in lungo i tempi: per arrivare alla prescrizione del reato di truffa all'Inps, commesso secondo l'accusa all'inizio del 2020, quando Visibilia iniziò a ricevere i sussidi per la cassa integrazione legata al Covid.

Lo scontro esplode ieri mattina, quando nell'udienza preliminare davanti al giudice Tiziana Gueli il nuovo difensore della Santanchè, Salvatore Pino, chiede un rinvio: «Sono stato appena nominato, devo poter studiare le carte». La Procura insorge, si oppone al rinvio, cita sentenze della Cassazione che consentirebbero di andare avanti, e denuncia i rischi di prescrizione, i difensori insistono. Il giudice Gueli dà ragione alla difesa, e rinvia tutto di due mesi: 20 maggio, «è la prima data libera nella mia agenda». «Non puntiamo alla prescrizione - assicura Pino uscendo - anche perché è tutt'altro che vicina».

Ma la Procura non demorde e nel pomeriggio rende noti i suoi calcoli: i primi pagamenti illeciti si prescrivono già nell'estate del 2027, a sette anni e mezzo da quando sono avvenuti. Quindi davvero il processo è a rischio? In realtà pare proprio di no. Per fare i loro conti i pm fanno riferimento al reato di truffa semplice. Ma nell'inchiesta Visibilia viene contestata invece la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che si prescrive in otto anni e nove mesi. Per arrivare a sentenza la Procura avrebbe quindi tempo fino alla fine del 2028. Dovrebbe essere sufficiente.

È uno scontro rilevante, perché l'ombra di manovre dilatorie da parte della sua difesa potrebbe appesantire la posizione politica del ministro del Turismo. Ma sia la Santanchè che i suoi legali negano energicamente. E, stando a quanto lascia intuire lo stesso avvocato Pino ieri mattina, potrebbe essere imminente la decisione di Daniela Santanchè di presentarsi personalmente in udienza per fare valere le sue ragioni. Forse già il 20 maggio, quando prenderanno la parola i pubblici ministeri, o in una delle udienze successive. A chiedere di essere interrogato sarebbe anche Paolo Concordia, consulente del lavoro di Visibila, anche lui imputato insieme alla Santanchè e al suo compagno Dimitri Kunz.

Il fardello processuale del ministro ieri, intanto, si attenua un po': l'Inps, che si era costituita parte civile nei confronti suoi e dei due coimputati ha fatto sapere che uscirà di scena, essendo stata risarcita con 126mila euro per i danni patrimoniali subiti da Visibilia. Resta aperta una trattativa su altri danni, «gli accordi devono ancora essere perfezionati - spiega l'avvocato dell'ente previdenziale, Aldo Tagliente - ma essendo venuto meno il presupposto abbiamo già annunciato alla giudice la revoca» della costituzione di parte civile. La decisione dell'Inps non fa venire meno l'accusa, poiché il reato è perseguibile d'ufficio, ma dovrebbe costituire una attenuante in caso di condanna.

«La ministra - fa sapere il suo difensore - è assolutamente tranquilla e tenace». I tempi per un eventuale rinvio a giudizio non sono prevedibili, la giudice Gueli è in procinto di cambiare ufficio ma potrebbe anche (la decisione è attesa per oggi) mantenere la competenza sul procedimento Visibilia per portare a conclusione l'udienza preliminare.

Comunque vada a finire, la rotta della Santanchè è chiara, a costo di scontrarsi con il suo partito, Fratelli d'Italia: non sono obbligata a dimettermi neanche in caso di rinvio a giudizio. A meno, ovviamente, che non glielo chieda il capo del governo.

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