Il Consiglio europeo fissa il limite massimo a 10mila euro per i pagamenti in contanti in tutta la Ue. La decisione arriva mentre in Italia infuria la polemica sulla decisione del governo Meloni di innalzare il tetto a 5mila euro e sulla possibilità di togliere l'obbligo di accettare pagamenti col bancomat sotto i 60 euro. La soglia dei 10mila euro è stata scelta dal Consiglio Ue nell'ambito della propria posizione negoziale con il Parlamento europeo sul pacchetto antiriciclaggio e sulla lotta ai finanziamenti al terrorismo. Oltre al tetto, si prevedono obblighi di verifica per gli operatori del mondo cripto nelle transazioni oltre i mille euro e regole anche per orafi, gioiellieri e orologiai sul commercio di pietre preziose. Esulta subito il ministro Matteo Salvini: «Bene, anche l'Europa conferma la libertà di usare il proprio denaro come si vuole, raddoppiando addirittura il tetto all'uso del contante previsto dal governo italiano da 5 a 10mila euro. Sinistri e critici in silenzio oggi?». L'eurodeputato di FdI- Ecr Denis Nesci rivendica che «questa è la riprova che le scelte del governo italiano sono in linea con l'Europa. Smentiti gli scettici che tacciavano la misura dell'aumento del limite del contante di incoraggiamento all'evasione. L'Europa ha scelto la strada del buon senso, così come auspicato da Meloni, su un provvedimento che garantirà certamente maggior fluidità nelle transazioni quotidiane». Con la decisione europea, «diventeranno impossibili i pagamenti in contanti di importo superiore ai 10mila euro. Cercare di rimanere anonimi quando si acquistano o vendono cripto-asset diventerà più difficile.
Nascondersi dietro più livelli di proprietà delle società non funzionerà. Diventerà persino difficile riciclare denaro sporco tramite gioiellieri o orafi», dice Zbynek Stanjura, il ministro delle Finanze della Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turino dell'Ue. In ogni caso sul contante, gli Stati membri hanno la facoltà di imporre un limite massimo inferiore. Ma la Germania, che per esempio non ha alcuna soglia, dovrà adeguarsi. Eppure lo scontro sull'evasione legata alla decisione di Palazzo Chigi sul limite di 5mila euro non si placa, anzi. Si infiamma dopo la pubblicazione da parte della stessa Commissione Ue di un rapporto sulla riscossione dell'Iva: nel 2020 il Continente ha visto sparire 93 miliardi di euro. Nella classifica l'Italia resta prima tra i Ventisette per evasione in termini assoluti, con un buco da 26,2 miliardi. Seguita dalla Francia, dove le perdite valgono 14 miliardi di euro, e dalla Germania, che registra una mancata riscossione di 11,1 miliardi. Terza per il divario tra gettito previsto e riscosso con il 20,8%, dietro solamente a Malta (24,1%) e Romania (35,7%). Serve «un'azione forte contro l'evasione», avverte il commissario per l'Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui un quarto di quei 93 miliardi persi «può essere prudentemente attribuito alla frode». E «in tempi difficili come questi le finanze pubbliche hanno bisogno di entrate fiscali solide per sostenere i servizi pubblici e la montagna di investimenti per la transizione verde e digitale e la sicurezza energetica». Bruxelles pensa di correre ai riparti con un pacchetto di misure tra cui anche la fatturazione elettronica per le operazioni transfrontaliere delle imprese.
Con il solo sistema di rendicontazione digitale, che introduce la comunicazione in tempo reale ai fini dell'Iva per le operazioni oltre confine, punta a recuperare fino a 11 miliardi di euro all'anno e ad abbattere i costi amministrativi e di conformità per le aziende europee di oltre 4,1 miliardi di euro ogni anno nei prossimi dieci anni. Un passaggio in corso di avanzamento in diversi Paesi», ha detto Gentiloni, ricordando come anche l'Italia sia tra coloro che negli ultimi dieci anni hanno introdotto il sistema in alcuni settori.
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