Piange l'ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus: «un'agonia durata cinque anni». Piange l'ex assessore Chiara Lazzarini: «giustizia è fatta». L'unico che resiste alle lacrime, nell'aula della Seconda sezione della Corte d'appello di Milano, è Maurizio Cozzi, prima sindaco e poi vicesindaco: l'unico che la Procura di Busto Arsizio aveva spedito in carcere per due mesi, mentre per Fratus e la Lazzarini si accontentava degli arresti domiciliari. Era l'operazione «Piazza Pulita», come venne presentata in una conferenza stampa in cui per la presunzione di innocenza non c'era spazio. Invece erano tutti innocenti.
«Questa sentenza fa piazza pulita dell'operazione Piazza Pulita, un'inchiesta orribile con un nome orribile», dice Enrico de Castiglione, l'avvocato della Lazzarini. Sotto quel nome il 16 maggio 2019 la Procura presentò alla stampa l'inchiesta che decapitava l'amministrazione della città-simbolo della Lega: nelle carte si parlava di turbativa d'asta, di corruzione elettorale, di un gorgo di favori e di malaffare, di un «comitato politico» che si era impadronito del Comune sotto la guida del leghista Fratus, e con lui di Cozzi e della Lazzarini, entrambi di Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle rivendicava con orgoglio la paternità dell'inchiesta, per avere trasmesso alla Procura un dossier anonimo. Fratus si dimise al momento dell'arresto, Forza Italia sospese Cozzi e la Lazzarini. La Procura portò i tre arrestati a processo in stato di detenzione. Le nuove elezioni consegnarono alla sinistra il controllo della città.
Eppure già allora bastava leggere con attenzione le carte per capire che qualcosa non andava. Tra i capi d'accusa c'erano gare truccate per favorire un amico, che però alla gara non partecipava. Concorsi addomesticati per favorire l'unico aspirante. C'era persino una intercettazione in cui la Lazzarini riferiva a Cozzi di pressioni per fermare la nomina di un tecnico considerato vicino al Pd, e Cozzi rispondeva: «Cosa c'entra se uno è del Pd o non è del Pd. Se uno è capace...».
Due anni fa, a Busto Arsizio, le condanna per tutti in primo grado. Ma il processo d'appello arriva a Milano, e le cose cambiano. Il procuratore generale si legge le carte, e lei stessa chiede l'assoluzione di Cozzi e della Lazzarini da tutti i reati, e la condanna di Fratus solo per un capo d'accusa. Ieri la Corte d'appello va ancora più in là, e assolve tutti da tutto.
«Cinque anni di agonia - dice Fratus - con il pensiero sempre lì, cosa ho fatto, cosa non ho fatto", e dopo cinque anni ti dicono che non hai fatto nulla. Ma io ho perso una città. Ho avuto solo il conforto della mia famiglia e del mio partito». L'ex sindaco guarda i suoi ex coimputati, e gli si bagnano gli occhi: «E ho trascinato anche loro in questo dramma». Cozzi: «Ho fatto sessanta giorni di carcere per che cosa? L'altro giorno il presidente Mattarella è andato a spiegare ai magistrati che non bisogna innamorarsi di una tesi, invece qui è successo di tutto, quando ci hanno arrestato ci hanno dipinto come dei mostri. La sofferenza del carcere non sto neanche a raccontarla». Perché è successo tutto questo? «Non so perché è successo, non me lo spiego perché l'hanno fatto, se per andare sui giornali, se per fare carriera. Ma basta, se no mi incriminano di nuovo».
Chiara Lazzarini: «Abbiamo subito cose difficili da spiegare, cose che neanche il peggiore dei delinquenti credo che abbia mai subito. Ma io sono un avvocato, ho sempre creduto nella giustizia e giustizia è stata fatta».
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