1. Chi pensava che il meccanismo di spartizione delle nomine all'interno della magistratura potesse riguardare esclusivamente i Procuratori della Repubblica rischia di rimanere deluso. Nelle prossime ore, infatti, il Csm dovrà nominare sei magistrati ed un professore in qualità di componenti del Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura. Gli altri cinque, un magistrato, due professori e due avvocati, dovranno essere nominati al Ministro della giustizia. Un totale di dodici componenti, tra cui spicca la figura del Presidente che saranno chiamati ad organizzare la formazione dei magistrati per i prossimi quattro anni.
2. È bene ricordare che l'idea della formazione dei magistrati, fiore all'occhiello dell'organo di governo autonomo della magistratura, è nata grazie alla felice intuizione del Csm che per circa 25 anni ne è stato l'esclusivo protagonista. Il decreto legislativo del 2006 che ha istituito la Scuola Superiore della Magistratura ha introdotto un nuovo riparto di competenze nella materia della formazione giudiziaria, attribuendo un ruolo centrale alla scuola nella materia della formazione e dell'aggiornamento professionale dei magistrati. Al Csm è rimasto il solo potere di formulare le linee guida generali sulla formazione dei magistrati. Trasformando la Scuola, il cui bilancio di circa 10 milioni di euro è stato dimezzato dal Ministro Nordio, in un ulteriore centro di potere all'interno della magistratura.
3. In lizza per essere nominati dal Csm ci sono 85 magistrati e 62 giuristi, ragion per cui una domanda sorge spontanea. Come giustamente è stato fatto notare da acuti osservatori, l'alto numero dei concorrenti testimonia che il posto è assai ambito. Economicamente, al presidente vanno 20 mila euro all'anno più un gettone da 600 euro per ogni seduta del comitato direttivo (in media una a settimana); 600 euro agli undici componenti, fino a un massimo di 40 sedute all'anno come per il presidente. Ciò posto, quale meccanismo consentirà di individuare i 6 magistrati che comporranno il comitato direttivo della Scuola? Quello della valutazione dei titoli scientifici oppure quello arcinoto degli accordi tra le correnti della magistratura? I ben informati raccontano che già siano stati chiusi tra le correnti gli accordi sui nomi, ma che gli stessi rischiano seriamente di saltare perché dalla spartizione sarebbe rimasta esclusa la corrente di Magistratura democratica la quale, protestando per siffatta inusitata estromissione, unitamente ad altri componenti del CSM, starebbe ponendo la questione della valutazione dei titoli scientifici. Insomma, scomodando Tomasi di Lampedusa autore del celebre Gattopardo, «tutto cambia perché nulla cambi». E obiettivamente, fin quando queste saranno le regole, è difficile ipotizzare un meccanismo diverso da quello della spartizione degli incarichi.
4. Ma i problemi non riguardano solo l'individuazione dei magistrati, poiché involgono anche il mondo della politica e, in particolare, l'individuazione della figura del Presidente. La storia della Scuola della Magistratura insegna che al vertice della stessa ci siano stati gli ex presidenti della Corte costituzionale. E guarda caso anche questa volta tra i concorrenti figura Silvana Sciarra, attuale Presidente della stessa Corte costituzionale, giurista di riferimento del Partito democratico e della sinistra giudiziaria. Tuttavia, proprio questa sua appartenenza rischia di metterne in bilico la nomina, tanto da mobilitare la stampa di riferimento in sua difesa.
Il paradosso vuole che si tratti proprio di quella stampa che, anticipando gli esiti della decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione a proposito delle intercettazioni di Ferri e Renzi, non pochi grattacapi creò alla stessa Sciarra, tanto da costringerla a sostituire il relatore con un magistrato della sinistra giudiziaria. Insomma, corsi e ricorsi.
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