È un appello accorato quello della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, sul tema dell'utero in affitto. Ora chiede un fronte comune con Lega e Forza Italia affinché la pratica venga considerata reato.
Tutto nasce da un atto del Tribunale di Milano che nei giorni scorsi ha ordinato al Comune di trascrivere integralmente «l'atto di nascita con due padri di un bambino nato negli Stati Uniti con l'utero in affitto». La Meloni è categorica: «In Italia la maternità surrogata è espressamente vietata e punita dalla legge 40 ma questo non impedisce alla magistratura di aggirare le norme e sdoganare di fatto nella nostra Nazione una pratica che trasforma la maternità e i bambini in prodotti. Faccio nuovamente appello a tutte le forze politiche - prosegue - e mi rivolgo in particolare alla Lega e a Forza Italia: facciamo fronte comune in Parlamento e approviamo la proposta di FdI per rendere l'utero in affitto reato universale, ovvero punibile in Italia anche se commesso all'estero. Basta perdere tempo». La deputata di Fratelli d'Italia, Carolina Varchi, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, sottolinea: «Con quanto accaduto a Milano assistiamo per l'ennesima volta a una giurisprudenza di merito che tracima invadendo le competenze del legislatore. Ciò evidenzia la necessità di sancire il disvalore dell'abominevole pratica dell'utero in affitto, attraverso la quale si realizza un mercimonio di vite umane per assecondare i capricci di qualcuno». E aggiunge: «La Camera deve accelerare l'iter legislativo della legge Meloni alla quale è abbinata la proposta a prima firma Carfagna, sintomo di volontà comune del centrodestra di procedere in tal senso. Invito quindi FI e Lega a combattere insieme, senza indugi, questa battaglia di civiltà». Sulla stessa linea la senatrice Isabella Rauti: «Le forze politiche - dice - raccolgano l'appello lanciato oggi da Giorgia Meloni affinché sia approvata la nostra proposta di legge per dichiarare l'utero in affitto reato universale. La sentenza del Tribunale di Milano, che ha ordinato al Comune il riconoscimento della paternità di due uomini nei confronti di un bambino nato negli Stati Uniti attraverso la pratica dell'utero in affitto, conferma la necessità di intervenire sul piano normativo per impedire che la magistratura possa aggirare la legge 40». La Rauti ricorda che la stessa legge «vieta la pratica dell'utero in affitto, ma la recente sentenza di Milano dimostra che non basta». E chiarisce: «Mi auguro che, a differenza di quanto accaduto con il ddl Zan, le forze politiche possano in maniera compatta raccogliere l'appello di Giorgia Meloni e portare avanti insieme una battaglia contro quella che è una gravissima violazione dei diritti umani e del diritto del nascituro ad avere un padre e una madre. L'utero in affitto è anche una violazione dei diritti delle donne perché sfrutta il corpo femminile e approfitta delle condizioni di povertà socioeconomica».
Rete Lenford, associazione di avvocati che si batte per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone Lgbti e delle famiglie omogenitoriali scrive in una nota: «È la quinta volta che i giudici ordinano a Palazzo Marino di trascrivere certificati con due papà, ma il sindaco continua a non accogliere le richieste di trascrizione provenienti da coppie di padri, costringendoli a rivolgersi al Tribunale».
Il precedente potrebbe portare in futuro a legittimare l'orientamento secondo cui gli effetti della «gravidanza per altri» non sono contrari all'ordine pubblico. Il Centrodestra nel contrastare questa possibilità si mostra graniticamente unito.
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