"Abbiamo bisogno almeno 1,5 milioni di vaccini al mese. Attualmente siamo attorno alla metà e le limitazioni poste a Astrazeneca e Johnson & Johnson sono fonte di rallentamento e di disorientamento dell'opinione pubblica". L'assessore alla sanità del Lazio, Alessio D'Amato, fa il punto sulla campagna di vaccinazione nella sua Regione.
Le dosi di vaccini scarseggiano. Anche il Lazio può risentirne?
"Assolutamente sì. Il rispetto delle tempistiche della campagna vaccinale dipende dall'arrivo dei vaccini. Si tenga conto che a Pratica di Mare, sono stoccate 200mila dosi di Johnson & Johnson, vaccino monodose importantissimo che volevamo fornire alla farmacie per velocizzare le somministrazioni, ma al momento è fermo. L'Ema se la prende comoda e deciderà la prossima settimana e, intanto, noi ogni giorno contiamo centinaia di morti".
Ma Astrazeneca e Jhonson & Jhonson sono sicuri?
"Certo, i vaccini approvati da Ema sono sicuri ed è sbagliato mettere in dubbio questo oppure fare una sorta di graduatoria di efficacia come ha fatto la Von Der Leyen. Non può essere la politica a fare questo, ma devono essere la scienza e gli organismi regolatori a certificare l'efficacia di un vaccino".
Quanti laziali hanno rinunciato al vaccino Astrazeneca?
"Per il momento stiamo tra il 5 e il 7% delle rinunce però c'è molta ansia e apprensione. Coloro che hanno fatto la prima dose, soprattutto gli under 60, si informano per capire che cosa succede con la seconda".
Inizialmente si parlava di Astrazeneca come il 'vaccino di Pomezia', ora invece lo si chiama 'vaccino anglo-svedese. Cos'è cambiato?
"C'è una collaborazione con la Irbm di Pomezia, ma dal punto di vista del brevetto, Astrazeneca è sempre stato di proprietà anglo-svedese perché la proprietà è di Oxford. Per noi la cosa importante è avere a disposizione un numero adeguato di vaccini. Se noi avessimo fatto come l'Inghilterra probabilmente oggi avremo un'immunizzazione più ampia e una minor sofferenza delle attività economiche che sono in sofferenza per la pandemia".
E di Sputnik cosa ne pensa?
"Anche in questo caso mi affido alla scienza. La rivista Lancet e il professor Galli hanno spiegato che si tratta di un buon vaccino. Stiamo aspettando le verifiche che i tecnici di Ema stanno facendo a Mosca. Noi non facciamo il tifo per un vaccino piuttosto che un altro, ma abbiamo un solo obiettivo: mettere in sicurezza il prima possibile i nostri concittadini e le attività economiche con tutti i vaccini ad oggi disponibili. L'Europa su questo è oggettivamente indietro perché in Inghilterra hanno immunizzato più della metà della popolazione e riaperto le attività, negli Stati Uniti sono avanti e in Israele stanno vaccinando i ventenni. Evidentemente non tutto ha funzionato come doveva funzionare".
La collaborazione tra lo Spallanzani e Sputnik, che frutti può dare?
"Si tratta di una collaborazione scientifica e quando la comunità scientifica si mette insieme, è sicuramente un beneficio. Non è un fatto nuovo per noi tanto è vero che allo Spallanzani venne isolato il virus per la prima volta in Europa e un minuto dopo quell'esito è stato messo a disposizione di tutta la comunità scientifica. Per noi questa è un'iniziativa importante perché per la prima volta si farà la verifica, su base volontaria, della combinazione dei vaccini, sia quelli a struttura virale sia quelli RNMA messaggero. In pratica, chi ha ricevuto la prima dose di Astrazeneca può ricevere una seconda dose di Pfizer, Sputnik o Moderna. L'esito di questa sperimentazione è molto importante perché queste combinazioni potrebbero risolvere molti problemi che derivano dalle limitazioni d'età che sono state poste ad alcuni vaccini come Astrazeneca e Johnson & Johnson".
Come procede la sperimentazione del vaccino italiano Reithera?
"È nella fase 2-3 ed entro l'estate è prevista la conclusione. Mi ha lasciato alquanto perplesso che, con una rapidità inusuale, la Von Der Leyen qualche giorno fa ha dichiarato che l'Europa punta sui vaccini a struttura Rmna. Questo può anche andar bene, però deve scaturire dalla comunità scientifica e non da un organismo politico. Ma, se questa è la linea, allora come mai i vaccini che sono stati maggiormente opzionati in Europa sono quelli a struttura adenovirale? Se c'è un supporto scientifico, allora fin dall'inizio si dovevano fare approvvigionamenti di Pfizer e Moderna oppure, se tale supporto scientifico non c'è, mi pare forzata questa posizione. Oggi, tra l'altro, è stato presentato l'ultimo rapporto di farmacovigilanza dell'Aifa sui sintomi avversi e la maggior parte delle oltre 40mila segnalazioni oltre l'80% sono legate a vaccini con struttura Rmna. Non vorrei che su questo si stesse giocando una battaglia più commerciale che scientifica".
Il Lazio quando raggiungerà l'immunità di gregge?
"Quando avremo vaccinato 4 milioni di persone e questo dipende dalle dosi che abbiamo a disposizione. Il nostro piano consiste in 60mila vaccinazioni al giorno, ma al momento non possiamo raggiungere tale cifra a causa della scarsità di dosi. Quel piano, in teoria, prevede di raggiungere l'immunizzazione entro agosto. Ad oggi abbiamo fatto 1,400mila vaccini e siamo la Regione che, in rapporto alla popolazione, ne ha fatti di più. Abbiamo coperto il 90% degli over 80, il 50% degli over 70 e abbiamo aperto le prenotazioni anche ai 60enni".
E quando potremo smettere di indossare le mascherine?
"Questa è una bella domanda, alla quale non so rispondere. L'uso delle mascherine, oltretutto, ha consentito di avere il più basso tasso di influenza stagionale degli ultimi vent'anni. Detto questo, ci vorrà ancora un po' tempo prima di abbandonare le mascherine".
Come risponde alle polemiche scaturite sul caso mascherine e sui ventilatori polmonari?
"Sulle mascherine, fino a prova contraria, la Regione è parte lesa. Noi aspettiamo con fiducia le verifiche degli inquirenti. In sede di conferenza delle Regioni ho spiegato che, a mio avviso, il Paese deve avere dei veri e propri magazzini dove avere delle scorte dei vari presidi e dispositivi di protezione individuale.
Purtroppo, come Paese, abbiamo delocalizzato queste produzioni nell'Est del mondo e, quindi, strategicamente, come Israele, dovremmo avere delle strutture dormienti pronte da utilizzare per quando scoppia una pandemia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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