Otto casi in Italia - ieri altri due in Lombardia - e sedici contatti in isolamento mandano il Paese in stato di allerta. Alta sorveglianza, quarantena, protezione del personale sanitario, mascherine, divieto di trasfusioni, addirittura vaccino. Un incubo che ormai ricorre troppo spesso. E non stiamo parlando di Covid, ma del virus delle scimmie. Che comincia a preoccupare. Quelle bolle sulla pelle e poi la febbre, linfonodi ingrossati, malessere diffuso devono far riflettere a chi ne è colpito. Bisogna segnalare, isolare, forse anche vaccinare. Insomma, proprio quando ci stavano allontanando dell'incubo del Covid, ecco che subentra un nuovo invisibile nemico.
E la lunghissima circolare diramata ieri al ministero della Salute non lascia la gente tranquilla. Questo nuovo virus non è un fenomeno legato solo all'ambiente dei gay, solo legata ai rapporti sessuali che trasmettono liquidi, è molto più infido e più diffusivo. E quindi serve la massima attenzione per evitare che un fenomeno ritenuto finora marginale dilaghi. Dunque, il ministero detta alcune regole. Innanzitutto chiunque abbia i sintomi specifici va isolato, se possibile anche nella sua abitazione. Poi è necessario sorvegliare i contatti stretti. Bisogna (per evitare errori dolorosi di un passato recente) proteggere il personale sanitario che viene a contatto con uno di loro. Per estrema cautela i contatti dei positivi non devono «donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno, sperma mentre sono sotto sorveglianza».
Ma quando bisogna preoccuparsi? Innanzitutto un caso sospetto di vaiolo delle scimmie si considera «una persona di qualsiasi età che presenta un'eruzione cutanea acuta da causa sconosciuta in un Paese» dove la malattia non è endemica. I sintomi sono mal di testa, febbre sopra ai 38,5 gradi, gonfiore dei linfonodi, mialgia, mal di schiena, astenia. Il paziente sospettato dev'essere immediatamente isolato in un locale. Tra i pazienti, se non è possibile ospitarli in camere singole, devono essere distanziati di un metro tra loro. Raccomandata la mascherina. Prevista anche la gestione a domicilio «in regime di isolamento rispetto ai conviventi».
Anche la vaccinazione «può essere presa in considerazione per i contatti a rischio più elevato come operatori sanitari» perché «si ritiene che l'MPX si trasmetta principalmente attraverso droplet e il contatto diretto con i fluidi corporei o il materiale delle lesioni». Accanto ai malati sono da monitorare i contatti. Che sono una platea estesa. Vanno considerati «diversi contesti, tra cui famiglia, posto di lavoro, scuola/asilo nido, contatti sessuali, assistenza sanitaria, trasporti, sport, incontri sociali e qualsiasi altra interazione».
Inoltre, i contatti asintomatici «non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza». E in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, «potrebbero essere richieste misure quarantenarie».
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