Valditara alle famiglie: "Per le scuole superiori meglio gli istituti tecnici"

Elencati i profili più richiesti: artigiani, saldatori e fabbri. "Matematica, cambiare l'insegnamento"

Valditara alle famiglie: "Per le scuole superiori meglio gli istituti tecnici"

Cari ragazzi, fate i lattonieri non fate i filosofi. Il messaggio arriva dal ministro per l'Istruzione e il Merito Giuseppe Valditara, che in una lettera inviata per tramite degli istituti scolastici alle famiglie nella speranza di orientarle in vista dell'iscrizione alle scuole superiori che partirà dal prossimo 9 gennaio, le invita a scegliere in base non solo alle attitudini e ai talenti ma con un occhio al mercato del lavoro. Il ministro elenca i 30 profili professionali più ricercati e difficili da reperire, fabbri ferrai, artigiani e operai specializzati del tessile, costruttori di utensili, fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica. Posizioni lavorative magari non prestigiose ma utili, redditizie e addirittura necessarie per lo sviluppo del Paese.

Secondo il ministro, che ieri mattina si è recato in visita all'Istituto Opere sociali Don Bosco Salesiani di Sesto San Giovanni, è infatti sulle cosiddette materie Stem (Scienza, Tecnica, Ingegneria e Matematica) che si basa il futuro del sistema produttivo italiano: «È sull'istruzione tecnica e professionale che si gioca il destino industriale di un Paese». Per Valditara «ci sono 1,2 milioni di posti di lavoro che non vengono coperti perché le imprese non trovano qualifiche corrispondenti. Il 46 per cento delle imprese non trova qualifiche. La nostra formazione, rispetto alla Svizzera o alla Germania, è ancora troppo astratta e poco concreta».

In Italia queste discipline sono sempre state considerate intellettualmente inferiori rispetto a quelle cosiddette umanistiche.Eppure questo luogo comune andrebbe sfatato. E Valditara parla di «sfida che noi vogliamo lanciare come ministero e come governo» per «riformare l'insegnamento delle Stem, che ci vede purtroppo oggi molto indietro rispetto ad altri paesi europei» partendo «dalla realtà per arrivare alle astrazioni». «Mi confrontavo anche con Giorgio Parisi - ha proseguito il ministro - che mi ha sostenuto molto in questa idea, quindi bisognerà cambiare un po' anche l'insegnamento della matematica». Che, come si sa, non è un'opinione. Valditara ha preso d'esempio proprio la scuola dell'ex Stalingrado d'Italia, con riferimento all'insegnamento del coding, la programmazione informatica, che secondo il ministro è «una bellissima testimonianza che credo dovrebbe essere replicata in tante scuole italiane.

Per avvalorare le sue teorie, nella lettera alle famiglie il ministro sciorina i dati su cosa facciano i ragazzi due anni dopo il diploma: a livello nazionale 4 su 10 studiano all'università mentre il 26 per cento lavora, ma sono dati con pronunciate differenze a livello locale: se ad esempio in Veneto il numero degli universitari e quello dei lavoratori è uguale, il 34 per cento ciascuno (e il 17 per cento fa entrambe le cose), nel Lazio il 44 per cento è ancora impegnato sui libri mentre il 23 per cento lavora, e solo il 10 per cento si divide tra le due funzioni. Valditara fa chiaramente il tifo per le discipline tecnico-scientifiche, evidenziando solo il 4,5 per cento dei contratti di lavoro siglati nel 2022 abbia riguardato persone con un diploma di liceo, contro il 55 di chi ha un diploma tecnico e il 40,5 di chi ha un diploma professionale. A due anni dal diploma ha un contratto il 25 di chi è uscito dal liceo, il 49 di chi viene da un istituto tecnico e il 60 per cento di chi si è diplomato in un istituto professionale.

La chiave è «ascoltare con pazienza, intelligenza e profondità» i ragazzi e «aiutarli a decidere non sulla base di semplici emozioni, del sentito dire di amici e adulti» ma «di conoscenze concrete raffrontate con la matura consapevolezza delle proprie abilità e potenzialità».

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