«Un'inchiesta, per correttezza, dovrebbe venire aperta su chi ha passato alla stampa l'avvio della contestazione disciplinare, prima che al diretto interessato, quando mi è stato affidato il nuovo incarico a Roma. Il ministro sa bene che solo un pugno di persone era al corrente. Sembra quasi giustizia ad orologeria per screditarmi ad arte». Il generale Roberto Vannacci va giù duro con ilGiornale sulla nuova fiammata che riguarda lui ed il suo libro Il mondo al contrario. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha bollato come «molto grave la fuga di notizie» dell'avvio del procedimento disciplinare vero e proprio nei confronti dell'ufficiale superiore per i contenuti considerati scabrosi del suo best seller. Il generale mette subito le mani avanti: «Nominerò un ufficiale difensore, che altrimenti viene garantito d'ufficio, ma nessun legale. Mi difenderò da solo».
La linea dell'«accusa» è dimostrare che Vannacci, indossando la divisa, non poteva dare alle stampe un libro senza l'autorizzazione della Difesa soprattutto se tocca argomenti sensibili. La faccenda della licenza che sarebbe stata chiesta ad hoc dal generale è infondata. Sua madre è morta gli inizi di novembre e Vannacci voleva passare del tempo con la sua famiglia. «Lo dimostra il fatto che ho chiesto la licenza una settimana prima del nuovo incarico come capo di stato maggiore delle forze operative terrestri e della notizia dell'avvio del procedimento disciplinare - spiega al Giornale - Una volta rientrato, il 27 dicembre, sarò onorato di assumere il nuovo incarico». Ed inizierà la battaglia «convinto di aver operato nel rispetto di regolamenti e normative».
Un'altra tegola è la presunta inchiesta sul suo incarico a Mosca come addetto militare. «Una porcheria giornalistica - ribadisce - L'incarico si è concluso un anno e mezzo e fa con l'espulsione da parte del governo russo». Una «rappresaglia» decisa dal Cremlino, che ha riguardato tutti i paesi della Nato, per la guerra in Ucraina e la decisione di rimandare a casa i diplomatici russi. Vannacci sarebbe finito nel mirino per avere assistito ad alcune iniziative pubbliche di centri studi o associazioni fedeli alla linea del nuovo zar Vladimir Putin. Inviti rifiutati da altri addetti militari. «Tutte le mie partecipazioni a qualsiasi avvenimento erano concordate con i superiori militari e il capo missione (l'ambasciatore italiano a Mosca nda) - risponde Vannacci - Mi sono recato anche nelle sedi di accreditamento secondario in Bielorussia, Armenia e Türkmenistan. E non mi è stata mai sollevata alcuna mancanza». Per ora i riflettori riaccesi su Vannacci hanno portato solo «ad una nuova ondata di attestati di solidarietà da personalità e comandanti in pensione - osserva - Oltre che un'impennata delle vendite del libro già arrivate a 230mila copie».
Imbarazzanti le proteste della sinistra con il deputato Stefano Graziano, che accusa Vannacci di «utilizzare una carica e il nome delle forze armate per farsi pubblicità ed entrare in politica». Forse dimentica che proprio la sinistra dell'Ulivo aveva eletto come indipendente il generale dei paracadutisti Franco Angioni nel 2001. E nel 2008 è diventato senatore Pd, il generale Mauro Del Vecchio, che pochi anni prima guidava le truppe italiane entrate in Kosovo. Sulle voci insistenti di una candidatura per le europee Vannacci ribadisce con il Giornale: «A fine mese assumerò il nuovo incarico a Roma.
Significa che faccio il soldato, ma qualsiasi altra decisione sarò io ad annunciarla pubblicamente, non i giornali». Intanto in serata il ministro Crosetto annuncia l'istituzione di commissione sull'uranio impoverito. Proprio una delle storiche battaglie del generale Vannacci.
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