Il vecchio Joe

Il report su Biden: "Confuso e con poca memoria". Ira del presidente, poi un'altra gaffe. I Repubblicani ne chiedono la rimozione. Gli analisti: "Il suo giorno più nero"

Il vecchio Joe
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L'età di Joe Biden torna prepotentemente al centro della campagna elettorale americana con un doppio assist ai repubblicani. Il primo è arrivato dal procuratore speciale Robert Hur, che pur scagionando il presidente per la questione delle carte classificate ne ha criticato aspramente la gestione e lo ha dipinto come un «uomo anziano con poca memoria». Biden ha evitato le accuse, ma le affermazioni di Hur hanno innescato una tempesta politica che lo ha colpito al cuore della sua principale vulnerabilità nella sfida per la Casa Bianca.

A fare il resto ci ha pensato lo stesso comandante in capo durante la conferenza stampa serale convocata per replicare al rapporto del procuratore speciale e rassicurare gli elettori. «So cosa diavolo sto facendo - ha urlato Biden visibilmente irritato - La mia memoria è a posto, guardate quello che ho fatto da quando sono presidente». Ciò che lo ha mandato su tutte le furie è stato in particolare il commento secondo cui non avrebbe ricordato la data della morte del figlio Beau, stroncato dal cancro a 45 anni.

«Come ha osato? - ha detto - Non ho bisogno di nessuno che mi ricordi quando è morto mio figlio, ricordo ogni minuto, ogni istante di quel giorno». Peccato che il suo atteggiamento agitato abbia finito per alimentare i dubbi che lui puntava a dissipare. Soprattutto visto che poco prima di uscire dalla stanza è arrivata l'ennesima gaffe, la terza in tre giorni: dopo aver scambiato Macron con Mitterrand e Merkel con Kohl, questa volta ha confuso il leader egiziano al Sisi con quello messicano.

Secondo gli strateghi del partito democratico quello di giovedì è stato «il giorno peggiore della sua presidenza, un disastro, un incubo». E ora nell'Asinello ci si comincia a preoccupare seriamente per il rischio che la sua campagna possa essere compromessa dai crescenti segnali della sua vulnerabilità fisica e mentale.

Anche considerato che secondo un sondaggio pubblicato a gennaio da Nbc News, il 76% degli elettori aveva già preoccupazioni, grandi e moderate, sulla salute mentale e fisica dell'81enne presidente (il più anziano della storia americana), che se rieletto inizierà il secondo mandato a 82 anni. I repubblicani, intanto, hanno colto l'occasione per criticare i due pesi e le due misure di una giustizia che ha risparmiato Biden, ma ha processato Donald Trump per le carte segrete di Mar-a-Lago, e soprattutto i deficit di memoria di un uomo che non ricorda date chiave della sua vita. Diversi parlamentari Gop hanno chiesto la sua rimozione invocando il 25esimo emendamento, quello introdotto dopo l'assassinio di Jfk per sostituire il presidente Usa in caso di morte, destituzione, dimissioni o incapacità. Una procedura che non richiede accuse precise, ma per cui serve una lettera trasmessa al Congresso dal vice presidente e dalla maggioranza del governo, il che in questo caso la rende un'ipotesi improbabile (la sua numero due Kamala Harris ha già bollato i commenti come «motivati politicamente»).

Trump, invece, si gode il suo giorno migliore degli ultimi mesi con la quasi certezza di non essere escluso dal voto dalla Corte Suprema e la quarta vittoria consecutiva nelle primarie repubblicane, dopo

essersi aggiudicato i caucus in Nevada (dove correva da solo) e nelle Isole Vergini (con il 74% contro il 26% di Nikki Haley). E ora si prepara a giocarsi un importante asso nella manica contro il rivale nei prossimi mesi.

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