La Venere "Open to meraviglia" già virale sui social

I detrattori sbagliano. Vincente la scelta di ricorrere a Botticelli per rappresentare l'Italia

La Venere "Open to meraviglia" già virale sui social

Non c'è bisogno di ricorrere alla scontata excusatio «bello o brutto purché se ne parli», al fine di giustificare la campagna promozionale del Ministero del Turismo: essendo che se ne è discusso moltissimo negli appena quattro giorni dal lancio, il gioco sarebbe facile. La polemica è stata tale che il claim scelto, «open to meraviglia», è diventato virale (160mila risultati su Google), mentre la Venereitalia23, con il sembiante ridisegnato della Venere di Botticelli, è già una virtual influencer al cui attivo risultano una ventina di profili fake su Instagram (quello vero è «Italiait» con 900mila follower), e non si contano i centinaia di meme a partire dalla Venere barese che mangia gli strascinati o la Venere de li castelli che impiatta la carbonara.

Piuttosto, vale la pena analizzare i lai di tanti commentatori, a loro dire esperti di marketing o di arte, che hanno stigmatizzato il lavoro della famosa agenzia Armando Testa. Le critiche si possono riassumere in due macro temi: 1) lo svilimento di un'opera d'arte abbassata al ruolo di influencer; 2) l'utilizzo di stereotipi come il Colosseo e la pizza. Sul primo punto basti dire che la Venere è di per sé un'icona internazionalmente riconosciuta la cui immagine, al pari della Marilyn di Warhol, è strausata e sarebbe stato stupido cercare una sostituta meno celebre, trattandosi di comunicazione social; la pubblicità, da sempre, usa le star per mediare i prodotti e dunque quale testimonial migliore, accentuandone le somiglianze con Chiara Ferragni la quale con 30 milioni di follower su Instagram è, a sua volta, una delle influencer più seguite al mondo (perché lo sia è un altro discorso). Sul secondo punto, il cosiddetto marketing degli stereotipi funziona benissimo e non ha controindicazioni se gli stereotipi, come nel caso in esame, sono assolutamente positivi (il buon cibo e la bellezza del paesaggio). Dovendo comunicare l'Italia nei Paesi del Golfo, in Centro e Sud America, in Cina, India, Sud Est Asiatico, a futuri turisti che spesso faticano a posizionare l'Italia sull'atlante, non c'è modo più diretto che puntare su pochi simboli, ma molto conosciuti, rischiando perfino di esaltare stereotipi che comunque esemplificano nel modo migliore l'essenza nostro Paese.

Che non è solo questo, ovvio, e che il ministro Daniela Santanchè dovrà sforzarsi di far conoscere in un secondo tempo agli inconsapevoli visitatori stranieri: dopo aver visto Roma, Firenze, Venezia vale la pena una gita ad Anagni, San Gimignano, Aquileia; dopo aver assaggiato la pizza magari si passa ai pizzoccheri.

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