Venezia La piovra dell'Acqua Alta a Venezia è sempre stata qualcosa di suggestivo, il resto del mondo pensa all'acqua alta come qualcosa di entusiasmante e invece a vederla dal vivo non ha niente di avvincente, l'ha detto perfino Franceschini.
«Visitare direttamente i luoghi - ha detto - dà l'immagine di un disastro molto più grande di quello che le immagini tv trasmettono». Già perché l'acqua alta crea disagi ai residenti, ai commercianti, agli artigiani, agli hotel, a chi a Venezia ci lavora o ci studia. Si è sempre riusciti ad arginarla, ma stavolta è diverso.
Ieri la massima era prevista per le 11.20. Un metro e 50 dicono. Poi un metro e 60. I negozianti non fanno in tempo a svuotare il negozio dall'acqua. Alzano le paratie, mettono sifoni, prendono in mano secchi, ma non basta. Il negozio si svuota e poco dopo si riempie, di nuovo.
«Avevamo pulito tutto - dice Sadia Passaggia - ma ora un metro e 60. Tra un po' chiudo perché non si può pulire». Domani e domenica sono attesi nuovi picchi ben superiori al metro. Attività ferme, negozi chiusi, la gente è bloccata dentro agli alberghi e osserva il fiume d'acqua scorrere. Qualcuno tenta di scavalcare la paratia e di salire sulle passerelle.
Le persone in fila, una a una, vengono aiutate dagli agenti di polizia locale. Si procede a passo d'uomo. La gente con i trolley, qualcuno con i passeggini. Gli anziani che non ce la fanno aspettano. E qualcuno si fa trasportare su qualche carretto. Stivali di gomma, calzoni fatti su, gambe scoperte. L'acqua alta provoca questo a Venezia. È pericolosa. E come se non bastasse ci sono messi anche la pioggia e il vento.
Gruppi di persone aspettano in stazione. Guardano la pioggia scendere e l'acqua salire. La gente fa la spesa con i pantaloni alzati. E non è vero che è normale. Ogni angolo di Venezia viene inondato d'acqua. Ogni calle. Ogni piastrella. Le famiglie, le coppie con bambini piccoli, in questi giorni, son andati a Mestre per acquistare il cibo. Anche le farmacie faticano a rifornirsi, farmaci da buttare; si aiutano i pazienti con i mezzi a disposizione. Ieri mattina il 70 per cento del centro storico era sott'acqua tanto da costringere il sindaco Luigi Brugnaro, nominato Commissario per l'emergenza, a chiudere Piazza San Marco, poi riaperta alle 14.30. La marea è salita rapidamente ed è scesa lentamente. E non ha risparmiato niente e nessuno. A Chioggia alle 11.16 la città era invasa. Idem Sottomarina. E a Burano la marea ha raggiunto il metro e 49. Il governo ha ricordato i 20 milioni stanziati per le emergenze, ma secondo Matteo Salvini, impressionato da piazza San Marco ridotta a un lago, non bastano. «Questa città grida aiuto - ha detto - bisogna completare il Mose al più presto, manca solo il 10% dei lavori, con Toninelli abbiamo perso un anno».
«Oltre alla Basilica di San Marco sono più di 50 le chiese che hanno avuto danni. Serve un grande impegno e speranza, ce la faremo, i danni non sono irreparabili», ha detto Franceschini che pensa a rifinanziare la legge speciale per Venezia. Più catastrofista la visione del procuratore della Basilica, Pierpaolo Campostrini: «Siamo stati a un soffio dall'apocalisse, a un pelo dal disastro. L'acqua è entrata nella basilica, ha allagato il pavimento e rompendo le finestre è entrata nella cripta, allagandola. La cosa è pericolosa non tanto per le cose in essa contenute, ma perché l'acqua e il sale avrebbero potuto dare problemi statici alle colonne, che reggono la basilica».
Per i 5 vaporetti irrecuperabili e per i 6 pontili semidistrutti, i danni ammontano a 15-20 milioni. Brugnaro poi ha chiesto ai commercianti di mettere via ogni documentazione per avere il contributo. Le richieste di aiuto arrivano da ogni dove, condivise nei social in tutte le lingue.
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