Altissima tensione e la paura che un conflitto che da anni cova sotto la cenere possa ri-espoledere da un momento all'altro. Da mesi il Kosovo e una polveriera e ieri a Zvecan, nel Nord della regione, è stata guerriglia. Un migliaio di manifestanti serbi ha attaccato i militari della Kfor, la forza di pace a guida Nato, anche con bombe molotov. Il bilancio è di 25 militari feriti, tra questi anche 14 italiani. Tre di loro, alpini, sono in condizioni serie ma fortunatamente non in pericolo di vita. Avrebbero riportato ustioni e gravi fratture.
Serviva solo un pretesto per far affiorare la rabbia e il voto del mese scorso nella Regione è stato perfetto. Il boicottaggio dei cittadini di etnia serba, la maggioranza nelle regioni del Nord, ha fatto crollare l'affluenza e portato all'elezione di sindaci di etnia albanese nei quattro maggiori Comuni, Mitrovica Nord, Zubin Potok, Leposavic e appunto Zvecan. Proprio ieri i sindaci eletti avrebbero dovuto prendere servizio ma i serbi, che non vogliono riconoscerli così come il governo di Belgrado, sono scesi in strada in assetto da battaglia. Il Comandante di Kfor, generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, ha cercato di stemperare quanto più possibile la tensione e limitare le manifestazioni di protesta, anche grazie a colloqui con i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni di sicurezza di entrambi i Paesi, lanciando appelli a Belgrado e Pristina per rilanciare il dialogo. Ma a Zvecan i dimostranti serbi hanno deciso di ignorare ogni appello scatenando l'inferno quando si sono rifiutati di lasciare transitare due mezzi della polizia kosovara e le forze Nato che hanno replicato anche con bombe assordanti per disperdere la folla che nel frattempo le aveva attaccate con molotov, sassi e bottiglie.
«Gli attacchi ingiustificati alle unità della Nato sono inaccettabili e la Kfor continuerà ad adempiere al suo mandato in modo imparziale», ha detto il generale Ristuccia. L'Esercito serbo resta invece in stato di massima allerta come comunicato dal ministro della Difesa Milos Vucevic che ha posizionato truppe lungo il confine tra Serbia e Kosovo. Vucevic ha anche criticato la Kfor, a suo dire colpevole di appoggiare la polizia kosovara con la premier serba Ana Brnabic che ha definito «usurpatori» i neo sindaci, manifestando una pericolosissima insofferenza. Tanto che l'altro ieri si era cercata una mediazione con il premier kosovaro Kurti da parte di Italia, Francia Gran Bretagna e Germania per evitare l'insediamento dei sindaci.
«Attacco inaccettabile e vicinanza ai militari. Il governo è impegnato per la stabilità dei Balcani», ha commentato in serata la Premier Giorgia Meloni. «Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo. I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace», ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Vicinanza anche da parte del ministro della Difesa Guido Crosetto che ha augurato «pronta guarigione ai militari Nato Kfor italiani, ungheresi e moldavi rimasti feriti negli scontri». Anche il tennista serbo Novak Djokovic ha lanciato un appello per la pace: «Il Kosovo è il cuore della Serbia.
Stop alla violenza», ha scritto da Parigi dove sta giocando il Roland Garros attirando numerose critiche via social. Nulla, in confronto a quanto potrebbe succedere nelle prossime ore in questo piccolo Stato dei Balcani solo parzialmente riconosciuto. Dove la pace sembra ancora un sogno.
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