"La vera Mulan? Arrestata in piazza". Hong Kong boicotta il nuovo film Disney

Ieri la nuova pellicola sulla piattaforma. Wong rispolvera un tweet pro Pechino della protagonista Liu Yifei. E scatta il rifiuto

"La vera Mulan? Arrestata in piazza". Hong Kong boicotta il nuovo film Disney

Londra. La battaglia per i diritti umani e la libertà a Hong Kong, sempre più stretta nella presa totalitaria del regime comunista cinese, passa in questi giorni attraverso il cinema, in una polemica che contrappone attivisti per la democrazia dell'ex colonia britannica e attori di un film Disney. Che a prima vista può sembrare più superficiale rispetto alle proteste di piazza agli arresti alla brutalità della polizia hongkonghese alle sparizioni di attivisti e gente comune nei buchi neri delle prigioni cinesi ma che invece è rivelatrice del supporto che Pechino può vantare oltre i propri confini.

Succede che la Disney si appresta a far uscire il rifacimento di Mulan, cartone animato uscito nel 1998. All'epoca il film di animazione fu un flop in Cina, oggi la fabbrica dei sogni americana ci riprova, attenta a soddisfare il pubblico asiatico, cruciale per i propri conti. L'appuntamento col pubblico era per ieri quando la pellicola, in epoca di coronavirus, viene resa disponibile sul canale a pagamento Disney Plus. E succede che l'attivista Joshua Wong, leader delle proteste pro democrazia nella città asiatica, rispolvera un tweet dell'anno scorso della protagonista del rifacimento disneyano, Liu Yifei: «Supporto la polizia di Hong Kong. Adesso potete tutti attaccarmi. Che vergogna per Hong Kong». L'intervento, postato su Weibo, un social media cinese simile a Twitter, condivideva un post del giornale People's Daily grancassa filogovernativa e faceva riferimento alle proteste scoppiate nell'agosto del 2019 contro la legge sull'estradizione nella terraferma cinese di persone arrestate a Hong Kong. All'epoca scatenò un furioso dibattito sui social, con l'hastag #BoicottaMulan subito virale. Wong e il movimento non hanno dimenticato e ieri hanno rispolverato l'intrepido sostegno che Yifei, attrice cinese naturalizzata americana, offrì dal suo esilio dorato statunitense alla polizia e al regime cinese. «Il film esce oggi ha scritto Wong Ma poiché la Disney si piega a Pechino e Liu Yifei apertamente e orgogliosamente appoggia la brutalità della polizia di Hong Kong, sollecito tutti coloro che credono nei diritti umani di #boicottareMulan». La colpa della Disney? Essere troppo accondiscendente e prona ai consigli delle autorità cinesi per sceneggiature più filogovernative (anche se nel caso del primo Mulan la banalizzazione dell'universo asiatico e il ricorso a stereotipi a uso e consumo del pubblico europeo e americano sono stati tra le principali critiche ricevute anche da osservatori occidentali).

La forza dell'invito di Wong ha travalicato le isole della metropoli cinese e ha raggiunto anche Taiwan e la Thailandia, dove movimenti pro democrazia stanno conducendo da settimane una battaglia contro la monarchia e il governo di Bangkok guidato dal generale Prayuth Chan-o-cha.

Boicottate Mulan, ha invitato Netiwit Chotiphatphaisal, uno dei leader della protesta thailandese, affinché «Disney e il governo cinese sappiano che la violenza di stato contro le persone è inaccettabile». Gli attivisti di Hong Kong avevano salutato Agnes Chow, una loro compagna arrestata lo scorso mese, come la «vera Mulan». Chi si ricorderà di lei, ora che il pubblico guarderà la nuova Mulan disneyana?

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