La verità sull'evasione fiscale. Mini-condono necessario

Anche la Ue sarebbe d'accordo su una misura che permetta di passare rapidamente a un fisco basato su pagamenti ex ante

La verità sull'evasione fiscale. Mini-condono necessario
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La fase emergenziale della finanza pubblica evidenzia chiaramente l'eredità fallimentare di una gestione delle spese e delle entrate da parte dei governi passati: l'esecutivo in carica si trova a gestire una situazione che si trascina almeno dal 2011, da quando, cioè, le crisi e le fluttuazioni cicliche del reddito sono state più frequenti e più marcate allo stesso tempo. Il sistema delle entrate è però ancora congegnato in base alla riforma Cosciani degli anni '70.

Infatti, per autonomi (partite Iva) e imprese la tassazione è un prelievo ex-post sulla liquidità aziendale: oggi pago su redditi anche incassati l'anno scorso. Col risultato che se i miei incassi di oggi sono inferiori, mi trovo a deprivarmi di una fonte importante di circolante. Il pagamento delle imposte dopo più di un anno aveva il suo presupposto nel fatto che il reddito crescesse anno dopo anno. In questo modo, le imprese e gli autonomi avrebbero trovato sempre le risorse per pagare l'imposta dovuta sui redditi dell'anno prima.

A questo problema nel passato si ovviava con il credito: in carenza di risorse, imprese e autonomi ricorrevano a prestiti bancari (di varia forma tecnica) per finanziare il circolante, oltreché per pagare le imposte. Oggi questo gioco è molto più difficile e costoso, visto il rialzo dei tassi e le incipienti restrizioni creditizie. Tutto questo per sottolineare due questioni: primo, il magazzino fiscale di oltre mille miliardi di euro di tasse dichiarate ma non pagate, non è la conseguenza del fatto che gli italiani sono evasori fiscali, ma perché non riescono a pagare le tasse per il meccanismo perverso sulla base del quale sono costruite. Infatti, il magazzino fiscale registra imposte dichiarate non dovute: evasore è chi non dichiara il proprio reddito. Che fare? Una misura strutturale e una contingente. La misura strutturale dovrebbe fare parte della riforma fiscale in via di definizione: per autonomi e partite Iva il prelievo fiscale e contributivo dovrebbe essere spostato per tutto quanto possibile sulla ritenuta alla fonte, allineandoli in questo a qualunque dipendente. A quel punto il prelievo sarebbe ex-ante, salvo qualche minimo conguaglio. Ciò favorirebbe quel famoso contrasto di interessi di cui tanto si è parlato, ma poco realizzato: pagamenti tutti tracciati e prelievi alla fonte, laddove possibile, altrimenti versamento delle imposte trimestrali, insieme ai versamenti Iva, sulla base di aliquote presuntive. E il conguaglio dopo un anno.

La misura contingente? Una forma di «condono» è ormai non più rinviabile. Si è accumulato un tale e tanto livello di incrostazioni che, per reperire risorse in fretta e per chiudere le situazioni passate (molto onerose per cittadini e Stato), tale misura risolverebbe molti problemi. Si potrebbe subordinarne l'accesso a verifiche preventive, in modo da «stanare» i soliti furbi; oppure, si potrebbe studiarne una limitatissima tombalità. Non sarebbe un condono, sarebbe un aiuto nell'interesse dei cittadini e dello Stato.

Chi nella maggioranza non lo approva perché «l'Europa non lo accetterebbe», dice qualcosa che è solo parzialmente vero.

In presenza di una riforma fiscale vera, tale misura garantirebbe il passaggio dal vecchio al nuovo senza traumi, garantendo risorse certe, veloci e aggiuntive. Non è l'Europa che ha votato questo governo, ma i tanti cittadini che si aspettano qualcosa di nuovo riguardo a fisco e tasse. Essere sordi a questo richiamo non sarebbe perdonato.

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