Beirut Non ci sono soltanto il caso Khashoggi e i venti di guerra nel Golfo a preoccupare l'Arabia Saudita. Anche la questione dell'acquisto di armi per il conflitto in Yemen è sempre più calda. Una corte britannica ha sospeso la vendita da parte del Regno Unito, perché non c'è la certezza che non vengano usate contro i civili nella guerra in Yemen. Lo stop in Gran Bretagna arriva dopo una decisione simile in Germania. E giovedì anche il Senato americano ha votato una mozione bipartisan per bloccare un contratto da 8 miliardi di dollari firmato da Donald Trump e Mohammed bin Salman. La Casa Bianca ha promesso di mettere il veto ma il braccio di ferro comincia a preoccupare Riad. Il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir ha ribattuto che queste decisioni «favoriscono soltanto l'Iran», sostenitore dei ribelli yemeniti: «La coalizione - ha spiegato - è alleata dell'Occidente e sta combattendo una guerra legittima per volere di un governo legittimo che impedisca all'Iran di conquistare un paese strategicamente importante: quindi l'unico beneficiario di un taglio di armi per la coalizione sarà Teheran».
Donald Trump ha già aggirato il Congresso. Ha fatto appello a un aspetto della legge federale. Ha sostenuto che le tensioni con l'Iran erano da considerare un'emergenza nazionale e che quindi la vendita di armi «era urgente». Ma la trovata ha scatenato reazioni nell'opposizione. I democratici hanno denunciato che c'era il pericolo che le armi venissero usate contro la popolazione civile. Secondo l'International Peace Research Institute, un think tank di Stoccolma, gli Stati Uniti sono i primi fornitori di armi all'Arabia Saudita, seguiti da Gran Bretagna e Francia. Il Regno Unito ha venduto armi ai sauditi per un valore di quasi 6 miliardi di dollari da quando è iniziato il conflitto in Yemen. Cacciabombardieri Typhoon, Tornado, bombe teleguidate. Il blocco delle vendite potrebbe costare molti posti del lavoro alla BAE System a cui Riad fornisce il 15 per cento dei guadagni all'anno.
Sull'altro piatto della bilancia pesa però una catastrofe umanitaria. La guerra in Yemen è cominciata nel 2015 quando la coalizione a guida saudita è intervenuta per riportare al potere il governo legittimo del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, dopo che le milizie huti avevano conquistato la capitale Sanaa. Secondo lo studio della ong Acled gli attacchi della coalizione nello Yemen hanno causato circa i due terzi dei 11.700 morti civili. Anche se la guerra ha ucciso in totale circa 100mila persone ed è stata definita dall'Onu come la peggiore crisi umanitaria al mondo. È da notare che la sentenza della corte inglese arriva quando gli huti hanno scatenato una raffica di attacchi in Arabia Saudita, colpendo il 12 giugno con un missile l'aeroporto di Abha nel sud del paese e il 15 maggio con un drone un oleodotto.
E durante un crescendo di tensioni nel Golfo di Oman tra Iran e Stati Uniti. La decisione del Senato Usa va letta come reazione nei confronti della Casa Bianca che ha continuato ad appoggiare l'Arabia Saudita anche dopo la morte del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.
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